La Bruna, Vita quotidiana

Normale: sos sinonimi

La Bruna, neuroatipica

La mia fantastica quattrenne neuroatipica

Gli amici sono le persone che più si imbarazzano quando gli capita – parlando della Bruna – di formulare una frase tipo “be’ ma a me non sembra tanto diversa dai bimbi… ehm… ehm…”: di solito intervengo io prima che l’impappinamento diventi totale e aggiungo “normali”, cavando  dall’imbarazzo la persona con cui sto conversando.

Una semplice e fredda analisi della parola “normale” la renderebbe perfettamente accettabile, visto che la Bruna per molti versi vive una normalità tutta sua, dunque una anormalità.

Ma non perdiamoci e torniamo a bomba: la parola c’è, ed è neuroatipico, e di converso neurotipico, ossia da una parte tutti gli autistici – il popolo a cui appartiene la Bruna – e dall’altra tutti gli altri, i normali.

Insomma, sì, sentire dire normale/anormale piace a pochi ed è giusto avere un sinonimo, anche se personalmente la cosa mi lascia abbastanza indifferente, ma solo in casi ben definiti, ossia alle persone che conosco – o che non conosco – che hanno buone intenzioni e, poverette, gli capita di cadere nella trappola dell’impappinamento imbarazzato: per tutti gli altri, che però in genere ad “anormale” preferiscono apprezzamenti come “ritardato”, “stupido” e via discorrendo non c’è pietà.

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La Bruna, Vita quotidiana

Leggile Shakespeare

La Bruna nella fontana di Piazza Castello

Aspettando che io tornassi da quel posto dove la gente applaude

“Succede così con i bambini come lei: lavori per mesi, due, tre, sei, ti dici che non sta succedendo niente e poi, all’improvviso, viene fuori tutto. Non sottovalutarla mai, piuttosto leggile Shakespeare tutti i giorni”.

Così mia cugina, ai miei occhi la maestra elementare più brava del mondo, mi ha raccontato la sua esperienza con i bambini meno dotati, avendo intuito che per proteggere la Bruna o forse me stessa – diciamo tutte e due – ho il vizio di sottovalutare tutto quello che fa ancora prima che lo faccia.

Non so se è una cosa comune ai genitori di bambini autistici come lo è la Bruna, so che succede a me: metto le mani avanti, dico ma no, quella cosa lì non è in grado, non capirà, non reggerà, si spaventerà e manderà tutto in vacca. Per fortuna spesso ha ragione lei. Così, ad esempio, ieri ha insistito per entrare allo Smaland, l’area giochi dell’Ikea, e ci è rimasta un’ora facendo tutto quello che facevano gli altri bambini: ha nuotato nelle palline, disegnato, giocato con le costruzioni (con le bambole da vestire no, sui giochi simbolici e affini c’è ancora tanta strada da fare). Tutto bene, e io non ci avrei mai scommesso.

Poi ieri sera siamo andati a sentire Gianluca Nicoletti che presentava il suo “Una notte ho sognato che parlavi” e lì invece tutto come da copione, al primo applauso non ha retto ed è andata a mangiarsi un ghiacciolo con suo padre e a bagnarsi piedi, gambe e scarpe con le fontane di Piazza Castello.

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il papà, La Bionda, La Bruna

Non farò il terzo figlio

La Bionda è nata quasi due anni esatti dopo la Bruna: la coincidenza stagionale fa sì che tutti i vestiti della Bruna passino alla piccola e che solo dopo questo passaggio vengano archiviati. Il punto è questo: metto via i vestitini ormai troppo piccoli – non tutti, qualcuno lo regalo o lo rivendo – in attesa di qualcosa che non verrà, ovvero un altro bambino.

Nella mia testa c’è sempre stato spazio per un terzogenito, anche se ormai ho compiuto i quaranta e l’impegno – economico soprattutto – non è mai stato da sottovalutare. Ma la diagnosi della Bruna è calata come una paratia antifuoco tra noi e un ipotetico altro bambino, visto che a quanto ci han detto il rischio per i fratelli di un bimbo autistico c’è e va tenuto a mente.

È un rischio e bisognerebbe scommettere, e non credo che noi lo faremo. Dovremmo essere contenti perché c’è chi di figli non riesce ad averne e noi comunque ne abbiamo due? Sì, ma quando la tua vita prende bruscamente una nuova via inaspettata tutto deve essere ripensato e metabolizzato, e il desiderio di un altro bambino non fa eccezione. C’è chi lo fa comunque – questo blog mi ha dato l’occasione di entrare in contatto con altre mamme di figli nello spettro autistico che hanno prole numerosa – e ha davvero tutta la mia ammirazione:  io però no, anche se so che che avrò deciso quando finalmente non metterò più via vestitini per un futuro che non c’è.

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