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La scuola che ci manca

Non so se la mia relativa calma di questo periodo sia legata al fatto che ho già fatto esperienza di una cosa che mi ha chiesto di riprogettare la vita, dal lavoro che faccio a dove abito, su fino al futuro, esattamente come faccio oggi, chiusa in casa.

In queste settimane ho ricevuto mille messaggi che chiedevano “Come state?” ma sotto sotto stavano chiedendo: “Come sta la Bruna?”. Per fortuna sta benissimo, lei che non è una tipa che patisce i cambiamenti improvvisi di routine. Sa cosa sta succedendo e ogni tanto, come tutti, chiede e si chiede quando potremo tornare fuori, soprattutto per raggiungere il suo amatissimo gelato allo yogurt e una vagonata di riso e spaghetti al ristorante cinese.

Le manca la scuola? Probabilmente sì.

E lei, manca alla scuola? Voglio sperarlo, anche se questa crisi ha scavato un bel solco tra chi può procedere con un po’ di tranquillità e tutti quelli che sono fragili, da chi ha una disabilità a chi ha pochi giga nel telefono, e solo un telefono, per fare didattica a distanza.

Credo che il 2 aprile 2020 appena passato, giornata della consapevolezza sull’autismo, possa essere estesa di diritto a tutti quelli che sono un po’ più fragili, per dire come sempre che essere different non dovrebbe significare essere less: è uno dei motivi per cui non sposo l’idea di vestire un nastrino azzurro per poter uscire a fare una passeggiata.

Ripartiremo e, citando Gianluca Nicoletti, come sempre qualcosa ci inventeremo, sperando che la prima a farlo sia proprio la scuola e tutti noi insieme a lei: questa sarebbe davvero la grande occasione sprecata.

Foto di Carli Jeen da Unsplash

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