Grandi tappe, La Bruna

Il mio regalo di compleanno

Perdonate, il video è veramente fatto male ma è stato fatto sull’onda del “cattura il momento” e da me in stato di eccitazione/confusione/emozione al primo giro di giostra della Bruna in quattro anni di vita.

Dicevo poco fa a una persona conosciuta su Facebook che mentre attorno tutti cercano di mettere in luce le qualità che distinguono i propri figli dagli altri – giusto e legittimo – tutto quello che io (e penso molti altri genitori di bambini nello spettro autistico) vorrei solo vederle fare è esattamente quello che fanno gli altri. Mi accontento anche del modello “pecora nel branco”.

Ieri ho compiuto 41 anni, e siccome coltivo una parte assai frivola e amante di borse e scarpe ho deciso che pure avendo un budget risicato a dir poco mi sarei regalata una borsa nuova. E un orologio, che sono tanto 2.0 ma ho proprio bisogno di aver un oggetto al polso che mi dica che ora è. Quindi giovedì sera siamo usciti e abbiamo comprato i regali. Al centro commerciale è arrivato già il Natale con tutte le sue luci, addobbi e in questo caso anche una bella giostra di quelle che sembrano quelle di una volta.

Di solito la Bruna fa così; curiosa come una scimmia, e paurosa come sempre, gira intorno alla giostra dominata dalla voglia di salirci e dalla paura del movimento, di una cosa che non ha mai provato. E poi non ci sale mai: io e David compriamo il biglietto e sconsolati lo riportiamo in cassa dicendo “abbia pazienza, la bimba ha deciso di non salire”.

Ma questa volta no, ce l’abbiamo fatta: ho convinto la Bionda a salire con me e la Bruna non ha resistito, è salita in braccio a me anche lei e abbiamo fatto il primo giro.

Alla fine le ho detto allora, fai un altro giro? Stavolta viene papà, ma non ti prende in braccio, sta solo vicino a te. Ok, ha detto lei. Così è stato. Il terzo giro lo ha fatto ancora con David e poi via da sola, sulla macchinina, sul cavallo, nella tazza o quel che è.

Il finale? La più neurotipica delle reazioni: il capriccio per fare ancora uno, due, tre, mille giri. Il nostro commento? Il più scontato: forse si stava meglio quando aveva paura (almeno economicamente).

Inutile specificare quale regalo dei tre – orologio, borsa, Bruna sulla giostra – mi abbia fatta più felice.

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La Bruna, Vita quotidiana

Leggile Shakespeare

La Bruna nella fontana di Piazza Castello

Aspettando che io tornassi da quel posto dove la gente applaude

“Succede così con i bambini come lei: lavori per mesi, due, tre, sei, ti dici che non sta succedendo niente e poi, all’improvviso, viene fuori tutto. Non sottovalutarla mai, piuttosto leggile Shakespeare tutti i giorni”.

Così mia cugina, ai miei occhi la maestra elementare più brava del mondo, mi ha raccontato la sua esperienza con i bambini meno dotati, avendo intuito che per proteggere la Bruna o forse me stessa – diciamo tutte e due – ho il vizio di sottovalutare tutto quello che fa ancora prima che lo faccia.

Non so se è una cosa comune ai genitori di bambini autistici come lo è la Bruna, so che succede a me: metto le mani avanti, dico ma no, quella cosa lì non è in grado, non capirà, non reggerà, si spaventerà e manderà tutto in vacca. Per fortuna spesso ha ragione lei. Così, ad esempio, ieri ha insistito per entrare allo Smaland, l’area giochi dell’Ikea, e ci è rimasta un’ora facendo tutto quello che facevano gli altri bambini: ha nuotato nelle palline, disegnato, giocato con le costruzioni (con le bambole da vestire no, sui giochi simbolici e affini c’è ancora tanta strada da fare). Tutto bene, e io non ci avrei mai scommesso.

Poi ieri sera siamo andati a sentire Gianluca Nicoletti che presentava il suo “Una notte ho sognato che parlavi” e lì invece tutto come da copione, al primo applauso non ha retto ed è andata a mangiarsi un ghiacciolo con suo padre e a bagnarsi piedi, gambe e scarpe con le fontane di Piazza Castello.

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il papà, La Bionda, La Bruna

Non farò il terzo figlio

La Bionda è nata quasi due anni esatti dopo la Bruna: la coincidenza stagionale fa sì che tutti i vestiti della Bruna passino alla piccola e che solo dopo questo passaggio vengano archiviati. Il punto è questo: metto via i vestitini ormai troppo piccoli – non tutti, qualcuno lo regalo o lo rivendo – in attesa di qualcosa che non verrà, ovvero un altro bambino.

Nella mia testa c’è sempre stato spazio per un terzogenito, anche se ormai ho compiuto i quaranta e l’impegno – economico soprattutto – non è mai stato da sottovalutare. Ma la diagnosi della Bruna è calata come una paratia antifuoco tra noi e un ipotetico altro bambino, visto che a quanto ci han detto il rischio per i fratelli di un bimbo autistico c’è e va tenuto a mente.

È un rischio e bisognerebbe scommettere, e non credo che noi lo faremo. Dovremmo essere contenti perché c’è chi di figli non riesce ad averne e noi comunque ne abbiamo due? Sì, ma quando la tua vita prende bruscamente una nuova via inaspettata tutto deve essere ripensato e metabolizzato, e il desiderio di un altro bambino non fa eccezione. C’è chi lo fa comunque – questo blog mi ha dato l’occasione di entrare in contatto con altre mamme di figli nello spettro autistico che hanno prole numerosa – e ha davvero tutta la mia ammirazione:  io però no, anche se so che che avrò deciso quando finalmente non metterò più via vestitini per un futuro che non c’è.

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