La Bruna, Vita quotidiana

Normale: sos sinonimi

La Bruna, neuroatipica

La mia fantastica quattrenne neuroatipica

Gli amici sono le persone che più si imbarazzano quando gli capita – parlando della Bruna – di formulare una frase tipo “be’ ma a me non sembra tanto diversa dai bimbi… ehm… ehm…”: di solito intervengo io prima che l’impappinamento diventi totale e aggiungo “normali”, cavando  dall’imbarazzo la persona con cui sto conversando.

Una semplice e fredda analisi della parola “normale” la renderebbe perfettamente accettabile, visto che la Bruna per molti versi vive una normalità tutta sua, dunque una anormalità.

Ma non perdiamoci e torniamo a bomba: la parola c’è, ed è neuroatipico, e di converso neurotipico, ossia da una parte tutti gli autistici – il popolo a cui appartiene la Bruna – e dall’altra tutti gli altri, i normali.

Insomma, sì, sentire dire normale/anormale piace a pochi ed è giusto avere un sinonimo, anche se personalmente la cosa mi lascia abbastanza indifferente, ma solo in casi ben definiti, ossia alle persone che conosco – o che non conosco – che hanno buone intenzioni e, poverette, gli capita di cadere nella trappola dell’impappinamento imbarazzato: per tutti gli altri, che però in genere ad “anormale” preferiscono apprezzamenti come “ritardato”, “stupido” e via discorrendo non c’è pietà.

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La Bruna, lavori da mamma

Mamma ama i concerti

I Depeche Mode in concerto a Milano

Lo faccio meno di una volta e meno di quanto vorrei per motivi vari, ma se c’è una cosa nella vita che mi piace è andare ai concerti. In barba a chi ritiene che sia meglio godersi uno spettacolo in religioso silenzio a me piaceandare a vedere i musicisti che mi piacciono, della cui musica mi sono riempita orecchie e anima e cantare, cantare, cantare, ed esultare, e applaudire, e ballare (quest’ultima a seconda dei casi, ovviamente non mi capita quando vado a sentire, che so, James Taylor).

Ieri sera siamo andati a vedere i Depeche Mode, uno di quei gruppi che negli anni mi hanno regalato musica meravigliosa, a volte colonna perfetta di alcuni momenti di vita. Sono uno di quei gruppi che vedrei e rivedrei senza stancarmi mai, musicisti che per due ore e qualcosa mi portano via, lontana da fatiche mondane e – senza sensi di colpa – anche da certi affanni familiari.

Andare a sentire musica dal vivo è nella top list delle cose della vita a cui non vorrei mai dover rinunciare. È un momento così gioioso, così pieno: alla mia Bruna – incapace di tollerare i rumori oltre una certa soglia – auguro che anche solo una volta nella vita anche lei abbia la fortuna di emozionarsi e dimenticare la paura e cantare, cantare, cantare  insieme al suo cantante o al suo gruppo preferito.

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La Bruna, Vita quotidiana

Leggile Shakespeare

La Bruna nella fontana di Piazza Castello

Aspettando che io tornassi da quel posto dove la gente applaude

“Succede così con i bambini come lei: lavori per mesi, due, tre, sei, ti dici che non sta succedendo niente e poi, all’improvviso, viene fuori tutto. Non sottovalutarla mai, piuttosto leggile Shakespeare tutti i giorni”.

Così mia cugina, ai miei occhi la maestra elementare più brava del mondo, mi ha raccontato la sua esperienza con i bambini meno dotati, avendo intuito che per proteggere la Bruna o forse me stessa – diciamo tutte e due – ho il vizio di sottovalutare tutto quello che fa ancora prima che lo faccia.

Non so se è una cosa comune ai genitori di bambini autistici come lo è la Bruna, so che succede a me: metto le mani avanti, dico ma no, quella cosa lì non è in grado, non capirà, non reggerà, si spaventerà e manderà tutto in vacca. Per fortuna spesso ha ragione lei. Così, ad esempio, ieri ha insistito per entrare allo Smaland, l’area giochi dell’Ikea, e ci è rimasta un’ora facendo tutto quello che facevano gli altri bambini: ha nuotato nelle palline, disegnato, giocato con le costruzioni (con le bambole da vestire no, sui giochi simbolici e affini c’è ancora tanta strada da fare). Tutto bene, e io non ci avrei mai scommesso.

Poi ieri sera siamo andati a sentire Gianluca Nicoletti che presentava il suo “Una notte ho sognato che parlavi” e lì invece tutto come da copione, al primo applauso non ha retto ed è andata a mangiarsi un ghiacciolo con suo padre e a bagnarsi piedi, gambe e scarpe con le fontane di Piazza Castello.

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