Grandi tappe, La Bionda

Spannolinare una Bionda

Io e la Bionda

Io e la Bionda

Ho comprato una quantità di pannolini che forse non mi serviranno più perché la Bionda ha deciso di spannolinarsi. Lo ha proprio deciso lei che da qualche giorno protesta con veemenza inaudita e rivolge inviti espliciti a me, David e alla nonna di toglierle questo coso fastidioso per lasciarla libera di fare come vuole lei.

Ed è bravissima, bisogna dirlo, ma il rovescio della medaglia è che ora vuole stare nuda sempre e ovunque: così sabato sera gli ospiti del ristorante in cui eravamo hanno assistito alla performance à la “Hair” di una piccola danzatrice bionda senza scarpe e culo all’aria che volteggiava felice e leggiadra sul prato vicino ai tavoli e protestava con la mamma perché questa – ai suoi occhi incomprensibilmente pudica – si rifiutava di toglierle anche il vestito per lasciarla come natura vorrebbe.

Superato il primo scoglio – dare un senso alla presenza del vasino in casa – ora il next step sarà capire che la mutanda va indossata e quindi tirata giù quando qualcosa scappa. Poi anche i pantaloni, in attesa del mare e dei giorni in cui potrà darsi, libera e bella, alle sue performance nudiste.

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Grandi tappe, La Bionda

Parole e pannolini: nel frattempo, la Bionda…

Prima spannoliniamo, al ciuccio ci pensiamo un'altra volta

Prima spannoliniamo, al ciuccio ci pensiamo un’altra volta

La Bionda parla, o almeno ci prova. Abituati alle parole soppesate con cura dalla Bruna questo effluvio di tentativi di discorso ci intontisce, anche perché la Bionda per il 75% del tempo parla quello che in inglese si chiama gobbledygook, una polenta di parole che hanno senso solo per lei.
Il secondo progresso è sul fronte spannolinamento: a quasi due anni la piccola si rende conto che nel suo corpo succede qualcosa di cui può ottenere il controllo, ma siamo ancora nella fase “te lo dico quando l’ho già fatta”. Bene, tanto abbiamo tutta l’estate davanti per provare a dire addio agli odiosi pannolini: in attesa di rispolverare i pannolini lavabili è davvero gran cosa vedere la differenza che fa su un bambino passare dai pannolini che assorbono mari di pipì a quelli un po’ meno potenti grazie ai quali la Bionda si rende conto di essere zuppa e comincia a segnalare infastidita che sto pannolino s’ha da levare. Su questo tema ovviamente in famiglia si creano grandi divisioni perché io, mamma entusiasta all’idea di:

  • non avere più un fasciatoio ingombrante in camera delle bimbe
  • non dover mai più cambiare il pannolino a un derviscio volante

lascio volentieri che la Bionda si aggiri per casa nuda, non curandomi delle conseguenze immaginabili che invece gettano nel panico Papone, il quale ha un evidente problema con le deiezioni solide delle figlie e mai e poi mai si avvicinerebbe al prodotto se non dotato di un idrante con cui spazzarlo via (soluzione impraticabile tra quattro mura).
Dai Bionda, promettici che per l’estate ci avrai liberati dallo spannolinamento e sapremo ricompensarti come si deve.

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Grandi tappe, La Bruna, Vita quotidiana

Lo spannolinamento difficile esiste

All’ennesima comparsa, su una delle tante pagine Facebook dedicata alle mamme, del post in stile “togligli il pannolino in un amen” – con tanto di commenti di madri disperate che non ci riescono e si sentono ingiustamente madri di merda – mi sento in dovere di condividere qui la mia esperienza di spannolinamento, a uso consolatorio delle mamme il cui pupo o pupa non ne vuole sapere di liberarsi del pannolino in circa 48 ore come sembra che tutti gli altri bambini del mondo riescano a fare.
Gli spannolinamenti difficili e lunghi esistono, è successo a noi con la Bruna. La Bruna è stata ufficialmente spannolinata qualche giorno prima di compiere tre anni, lo scorso giugno – a due anni le è nata una sorella, la Bionda, e quello non ci è sembrato il momento migliore per toglierle il pannolino, quindi abbiamo passato – in corrispondenza di due settimane di vacanza al mare. Dopo aver letto e riletto questo e quello e sentito mamme che nel giro di pochi giorni avevano detto addio al pannolino mi ero preparata a combattere un po’ – la Bruna non è mai stata una sprinter in nessun campo, ha gattonato a un anno e camminato a 18 mesi, tanto per capirci – ma a risolvere la questione più o meno al momento di tornare dalle vacanze. La sentite questa risata? È l’universo che ancora mi percula.

La Bruna in vacanza, durante i primi giorni di spannolinamento

Appena arrivati al mare, dunque, via il pannolino. È iniziata così una serie di appuntamenti frequentissimi con il vasino per cercare di intercettare la pipì, con la ricerca della giusta gratificazione – né troppo, né poco – e con il sempre presente rituale del saluto alla pipì, e i tentativi di celare il disappunto ogni volta che la Bruna se la faceva addosso guardandomi sbigottita come a dire “ma che succede, mi sto bagnando, perché?”. Con la cacca, peggio: nelle mutande ogni santa volta. L’unica cosa degna di nota dei primi 20-30 giorni è stata la capacità della Bruna di tenerla nei momenti giusti, ovvero quando ci muovevamo in macchina, sempre però con una traversa sotto il suo culetto e il vasino in borsa: abbiamo estratto il vasino un po’ ovunque, in visita dai parenti come nella lavanderia a gettoni, senza alcuna esitazione, e spesso lo abbiamo riposto intonso per poi dover cambiare la Bruna tutta pisciata dopo appena un minuto.
Così siamo tornati a casa a metà giugno con pochi progressi e l’idea che il momento magico per noi non sarebbe mai arrivato. È andata avanti così fino a fine luglio, alla fine dell’asilo nido, con le povere educatrici che hanno sopportato senza fiatare le cacche nelle mutande della Bruna, che nel frattempo migliorava leggermente nella gestione della pipì: non chiamava ma la teneva e la faceva solo quando veniva accompagnata in bagno, almeno quello.
Non ricordo esattamente quando sia arrivato il primo “la pipì!”, ma credo non prima di ferragosto: da quel giorno in poi c’è stato ancora qualche incidente dovuto a troppa concentrazione sul gioco o sul cibo, in stile “so che dovrei chiamare ma non ne ho voglia quindi fa niente, mi piscio”, e poi basta. In sostanza la questione si è risolta più o meno a metà settembre, in concomitanza con l’inizio della scuola materna. Due mesi e mezzo dopo l’inizio, altro che 48 ore.
Ah, e ancora non ci siamo del tutto: la Bruna ora chiama sempre per andare a farla, ma la chiama sempre pipì anche se quello che deve fare è “pollo” (che oh, lentamente sta diventando popò).
Insomma, mamme di piccoli campioni di lentezza, forza e coraggio, va bene anche avere un bambino che non brucia tutte le tappe: prima o poi anche lui/lei arriverà al suo traguardo.
Sullo spannolinamento notturno invece non mi esprimo, che lì ci è andata ultrabene: tolto subito e mai più rimesso e solo un paio di incidenti, a riprova che anche i pigri, a volte, sanno fare le lepri.

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