La Bionda, La Bruna, Sorelle

Crescono insieme

“Che bello, così poi crescono insieme!”.
Questa è la frase che ha accompagnato me e marito per tutta la gravidanza della Bionda e poi fino a oggi, ogni volta che siamo in giro con entrambe e qualcuno nota che tra le pupe c’è poca differenza d’età. Per essere precisi, la Bruna e la Bionda hanno due anni esatti di differenza: la Bruna ha tre anni e un mese e la Bionda ha compiuto un anno due giorni fa.
Ed è vero, cresceranno insieme, e mi diverto a immaginare un futuro roseo fatto di grande complicità e condivisione di cose, amici (mmm, forse), e segreti, anche se poi intravedo anche momenti di litigi furibondi – ne abbiamo già diversi esempi – ma il bilancio fino a ora di questa crescita in parallelo al momento pende più verso l’espressione “un incubo!” che verso “che meraviglia!”
Già, perché per quel che riguarda la mia personalissima esperienza fare due figli a distanza di due anni è la cosa meno raccomandabile del mondo. Perché l’ho fatto? Per prima cosa, perché la Bruna è stata a lungo la Prima Figlia Perfetta: fino ai due anni è stata brava e buona, più o meno dove la mettevi stava, mangiare mangiava qualsiasi cosa, al ristorante veniva sempre lodata da qualche avventore per la sua capacità di stare al tavolo senza voler scendere e fare casino, limitandosi a giocare con i giochini portati da casa. Quindi, perché non tentare il bis? Seconda cosa, l’età avanza – quest’anno sono quaranta – e quindi io e marito ci siamo detti: proviamo. E nel giro di poco tempo ecco il test positivo, la Bionda sarebbe nata poco dopo lo scoccare dei due anni della Bruna.
Ma tu la bambina l’hai preparata alla nascita della sorella? Come no: seguendo i consigli di tutto il mondo e di ogni sito web sulla seconda maternità, abbiamo cercato di spiegare alla Bruna che quella pancia che cresceva non era solo la mamma che diventata sempre più grassa ma che lì dentro c’era una bambina piccola piccola e via discorrendo, ma quando hai una bimba che non parla e poco fa capire dei suoi sentimenti hai voglia a capire cosa le sta passando per la testa e per il suo piccolo cuore.
Così a un certo punto è nata la Bionda, e la Bruna è entrata di colpo nel ruolo di sorella maggiore e nei suoi “terrible twos”, i terribili due anni. Combinazione micidiale. La Bruna ha espresso tutto il suo disappunto per la nascita della Bionda mettendosi a piangere come una fontana al loro primo incontro all’uscita dall’ospedale, per poi ignorarne l’esistenza per la maggior parte del tempo. Tranne ovviamente quando la Bionda aveva bisogno di nutrirsi, momento in cui anche la Bruna si ricordava di avere una voglia terribile di latte di mucca, mai bevuto in vita sua, e versato nella tazza dalla mamma, ovvio, mica da papà: questa cosa che la piccola di casa avesse le attenzioni della mamma e se la mangiasse pure attaccandosi al suo seno proprio non le andava giù. Ma tu hai provato a coinvolgerla invitandola a dare la tetta o il biberon alla sua bambola? Chiaro. Ma alla Bruna non gliene fregava proprio niente, così come di tutte le altre operazioni svolte sulla Bionda, dal cambio pannolini al bagnetto eccetera eccetera.
E così per almeno otto mesi, fino a quando la Bionda non ha imparato a gattonare e la Bruna ha cominciato a considerarla qualcosa di più di un giocattolo che non le piaceva. Oggi va meglio, ma a volte è così difficile accontentare davvero entrambe che le riflessioni arrivano da sole: abbiamo fatto bene? Lo rifaremmo? Siamo stati incoscienti? Non lo so è la vera risposta: quando poi il figlio ce l’hai non ti viene certo in mente di dire che è stato un errore, ma se dovessi dare un consiglio a una mamma-di-uno ansiosa di diventare mamma-di-due le direi certamente di aspettare e arrivare almeno a tre anni di differenza. Oppure di farlo subito, appena scodellato il primo. A meno che nell’equazione non siano presenti dei nonni molto presenti, in grado di lenire almeno un po’ la sofferenza del primogenito, o comunque una famiglia allargata frequentabile ogni giorno: perché i parenti saranno anche serpenti, ma a un certo punto della vita averli vicini è come vincere alla lotteria. Ma questa, anche questa volta, è un’altra storia.

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