La Bruna

Il 2 aprile si avvicina – Per conoscere meglio l’autismo

mole 2 aprile giornata autismo 2014

La Mole Antonelliana illuminata di blu il 2 aprile 2014. La foto è di Cristian Prola.

È un po’ che non scrivo ed è un po’ che mi arrovello su concetti come etichetta, self-advocacy, linguaggio che circonda il mondo dell’autismo. Sono temi che forse interessano solo noi del magico cerchio dell’autismo o forse no, non lo so e comunque in qualche modo ne scriverò lo stesso per offire il mio punto di vista che spero sia, in qualche modo, anche quello della Bruna (lei mi saprà dire tra qualche anno).

Una buona causa per tornare un po’ a far parlare il mio blog è l’avvicinarsi del 2 aprile, una giornata tutta per l’autismo che anche noi quattro, come l’anno scorso, cercheremo di celebrare: se il 2 pomeriggio siete dalle parti della Mole Antonelliana credo proprio che ci vedrete e se mai vi venisse voglia di attaccare bottone con noi vi prego, fatelo, ne saremo felici e vi promettiamo – io e mio marito – niente pipponi serissimi sull’essere e vivere in una famiglia con Spettro.

Questo post è dedicato a un documento scritto da Spazioasperger creato per una “bonifica semantica dagli stereotipi dell’autismo”: insomma, è l’autismo spiegato semplice, come direbbero quelli del Post.

Il pdf si scarica sul sito Spazioasperger.it e quel che ci troverete, se avrete la pazienza di dare un’occhiata veloce, è qualche cosa utile tipo queste:

  • Non esiste un autistico uguale all’altro. Sapete quanto è vero? Il 100% vero. Due autistici possono essere più diversi tra loro di quanto non lo siano da una persona non autistica.
  • Che cosa è mai questo Spettro? È un fantasma? No, solo nella mia mente e nella rappresentazione che ne faccio io sui miei profili online, ma lo spettro indica le diverse forma di autismo (qualità) e diversi livelli di autismo (gravità).
  • In cosa sono diversi gli autistici? Percepiscono diversamente, sentono e comprendono le emozioni diversamente, pensano diversamente e molto altro ancora, ognuno a suo modo.

E via discorrendo su altri luoghi comuni da sfatare tipo che l’autismo sia una malattia o che sia anche contagioso.

Più di tutto, questo:

“L’autismo accompagna da sempre la persona ed è parte del suo modo di essere.

Non è qualcosa di “appiccicato” alla
persona ma qualcosa che è parte della persona e con la quale
si costruisce.

Se poteste eliminare l’autismo da una persona, eliminereste anche quella persona.

Ovviamente l’autismo non definisce una persona, una persona è anche tante altre cose, ma l’autismo colora tutta l’esperienza di quella persona.”

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La Bionda

Nella mente di una sorella minore

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La Bionda e la Bruna al MUSE la scorsa estate: la foto è di Lara Rigo di Nasce, cresce, rompe

Nel frattempo, la Bionda ha tre anni e mezzo, una lingua lunga da qui all’eternità e una grande curiosità per quel che succede a sua sorella.

La Bionda sorveglia con attenzione i movimenti della Bruna e, come già da un po’, è a tutti gli effetti la sua migliore terapista: stimolo nel gioco simbolico o di qualsiasi altro tipo, è anche l’unica che sa entrare nel mondo della Bruna quando questa è impegnata a recitare a memoria intere puntate di cartoni animati, trasformardo la ripetizione meccanica in una scena di gioco in cui entrambe si immergono dialogando tra di loro. Io e David non lo sappiamo fare, tendiamo a interrompere, a dire “smetti” e invece la Bionda entra in parte e trasforma il cartone animato in un’occasione di conversazione.

La Bionda è anche un piccolo cavaliere: quando la Bruna decide di non parlare e non rispondere a nessuna domanda lei entra in scena e rassicura tutti: “non è un problema, parlo io”. E parla, parla, parla. Quando la Bruna piange o si spaventa lei arriva e le dice “non preoccuparti, ci sono io”.

Poi ci sono i momenti più diretti in cui la Bionda vuole sapere e chiede: che cos’ha mia sorella? Perché parla male? Perché va dalle dottoresse? Le spiegazioni arrivano sempre un po’ così, tra il vago e il sincero ma non sembrano convincerla al cento per cento. E infatti la spiegazione se l’è trovata da sola: “Te lo dico io, mamma. Parla poco perché è magra”.

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La Bruna

Il Centro Autismo è un frullatore emotivo

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To infinity and beyond!

Allora, ieri siamo andati al nostro incontro rituale al Centro Autismo, quel posto in cui di solito arrivi ansioso di mostrare i progressi di tuo figlio e la persona che ti sta davanti ti oppone un muro di “sì, però”.

Non è cattiveria ma un bel bagno di realtà. È difficile mantenere il focus quando sei piedi, scarpe, mutande e capelli dentro l’autismo di tuo figlio e non hai termini di paragone: troppo distanti i neurotipici, troppo diversi gli altri autistici che conosci, tanto per ribadire per l’ennesima volta che non ne esiste uno uguale all’altro.

Da questo incontro siamo usciti un po’ trasformati perché improvvisamente il punto di vista è cambiato: la nostra dottoressa, quella che un giorno di due anni e mezzo fa ha incontrato e testato la Bruna e messo davanti alla parola autismo scritta nero su bianco, per la prima volta si è detta contenta, osservando che la Bruna “parla tantissimo” (per i suoi standard), ed entra bene in relazione con le persone che le stanno accanto, anche se è ancora goffa e rigida e ha un vocabolario da ampliare (e di parecchio). Anche se deve mettercela tutta e lavorare per migliorare ancora, ancora e ancora.

Soprattutto, si è detta possibilista sulle capacità di miglioramento sul fronte cognitivo, mia personale fonte di patimento, e questo lo scopriremo quando all’inizio del prossimo anno scolastico la Bruna dovrà affrontare un nuovo test che ci dirà, attorno al suo QI, dove siamo arrivati.

È stato anche un po’ un addio: da adesso il Centro Autismo smetterà di testare la Bruna per limitarsi a incontrarci una o due volte l’anno e fare il punto della situazione e, anche se spesso non ci siamo trovati concordi su alcuni aspetti, la sensazione è come di smarrimento, di perdita di un punto di riferimento. Rimaniamo, per fortuna, con un anno extra di asilo e le donne che tutti i giorni aggiungono un tassello a questo puzzle complicato che è la nostra figlia maggiore.

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