La Bionda

Nella mente di una sorella minore

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La Bionda e la Bruna al MUSE la scorsa estate: la foto è di Lara Rigo di Nasce, cresce, rompe

Nel frattempo, la Bionda ha tre anni e mezzo, una lingua lunga da qui all’eternità e una grande curiosità per quel che succede a sua sorella.

La Bionda sorveglia con attenzione i movimenti della Bruna e, come già da un po’, è a tutti gli effetti la sua migliore terapista: stimolo nel gioco simbolico o di qualsiasi altro tipo, è anche l’unica che sa entrare nel mondo della Bruna quando questa è impegnata a recitare a memoria intere puntate di cartoni animati, trasformardo la ripetizione meccanica in una scena di gioco in cui entrambe si immergono dialogando tra di loro. Io e David non lo sappiamo fare, tendiamo a interrompere, a dire “smetti” e invece la Bionda entra in parte e trasforma il cartone animato in un’occasione di conversazione.

La Bionda è anche un piccolo cavaliere: quando la Bruna decide di non parlare e non rispondere a nessuna domanda lei entra in scena e rassicura tutti: “non è un problema, parlo io”. E parla, parla, parla. Quando la Bruna piange o si spaventa lei arriva e le dice “non preoccuparti, ci sono io”.

Poi ci sono i momenti più diretti in cui la Bionda vuole sapere e chiede: che cos’ha mia sorella? Perché parla male? Perché va dalle dottoresse? Le spiegazioni arrivano sempre un po’ così, tra il vago e il sincero ma non sembrano convincerla al cento per cento. E infatti la spiegazione se l’è trovata da sola: “Te lo dico io, mamma. Parla poco perché è magra”.

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10 thoughts on “Nella mente di una sorella minore

  1. Avendo due sorelle e quattro figli, tre femmine ed un maschio, credo fortemente, per esperienza, nella straordinaria intimità e intesa dei fratelli; questo post mi ha emozionata e commossa. Avanti tutta, ragazze!

    • Daniela Scapoli says:

      Lo è e non lo è, anche lei ha il suo carattere e soprattutto le sue esigenze. Qui ho parlato del suo ruolo prezioso nella vita di sua sorella, poi ci sarebbe tutto il capitolo dedicato alle sue esigenze, alle quali dobbiamo prestare massima attenzione.

      • francesca m says:

        Visto che questa tua risposta mi fornisce un po’ un trampolino … io mi butto e ti faccio una domanda, ma se ritieni che è troppo personale la puoi cancellare.
        Tu e tuo marito come riuscite ad essere “equilibrati” nei confronti delle vostre figlie? Io mi rendo conto che la mia attenzione è sempre nei confronti del maggiore che oggettivamente ha più bisogno. Questo ovviamente genera una gelosia naturale e sguardi di delusione e tristezza del “piccolo” che quando me ne accorgo (e sicuramente non sempre me ne accorgo ahimè) mi generano forti sensi di colpa. E non so come agire, perchè comunque quando sono con i miei bimbi non riesco ad accettare alcun comportamento che individuo come “autistico” e quindi passo il mio tempo sempre (e se sto cambiando il pannolino al piccolo vado in crisi perchè non posso in quel momento intervenire, tranne quando mi riesce di andare a fargli buttare il pannolino … ) ad interagire con mio figlio, cercando di giocare sempre con lui o coinvolgendolo (o “costringendolo”) nelle incombenze necessarie tipo cucinare, sparecchiare, fare la spesa. E’ questo mio comportamento che fa dire ai miei familiari di “darmi una calmata”, ma io ormai sono nel loop del tipo “più tempo interagisce con me, più cose impara, più migliora” e devo dire che per il momento mi sembra di raccogliere i frutti di questo atteggiamento e quindi sono sempre più incoraggiata a fare così. Purtroppo chi ne fa le spese è il mio cucciolo piccolo che avrebbe il diritto per la sua età ad avere più attenzioni. Purtroppo per ora è troppo piccolo per coinvolgerlo spesso – anche se lui vorrebbe a suo modo giocare pure a memory e a domino e io mi innervosisco perchè è già abbastanza difficile insegnare le cose al grande e cercare di dargli gli strumenti per essere allineato con i coetanei – e io lo so che lo deludo sempre e lui va a mettersi il pollice in bocca contro il muro a fare l’offeso.
        Ovviamente il piccolo ha un effetto positivo sul maggiore; gli ha insegnato un sacco di cose: a non aver paura (“se mio fratellino non ha paura mica posso averla io”), a venire nel lettone, a fare le coccole, ad essere geloso, ad esprimere i suoi sentimenti, a giocare a rincorrersi per tutta la casa, perchè è bellissimo essere visti con tutta l’ammirazione possibile e solo un fratellino piccolo ti guarda così!
        Ma già ora so che “il vantaggio non è reciproco” 🙁 e che gli sto chiedendo un “sacrificio” a 18 mesi che non è giusto.
        Scusa come sempre per il mio sfogo.
        francesca

        • Daniela Scapoli says:

          Ciao Francesca,

          no che non è troppo personale, non ti preoccupare. E non scusarti, per favore 🙂

          Facciamo bene e facciamo male: cerchiamo di trovare degli spazi e dei tempi che siano solo per la Bionda, a loro piace stare insieme ma entrambe amano da morire quando noi due dedichiamo un po’ di tempo esclusivo a loro, magari per una spesa o un’altra occasione, anche di breve durata. Non è facile e il pensiero di sbagliare è sempre presente, e sono certa che sbaglieremo, diciamo che speriamo che il nostro meglio sia sufficiente la maggior parte delle volte.

          Bionda e Bruna vanno in due classi separate apposta e fanno attività diverse, e quando a casa si gioca “per imparare” le separiamo perché la Bionda tende a prevaricare, essendo più brava quasi in tutto (tranne che nel memory :)), e quindi io e mio marito ci dividiamo.

          Secondo me tu senti la cosa molto di più perché il tuo piccolo ha solo 18 mesi e ha delle necessità ben diverse da quelle di una bambina di tre anni e mezzo: fai quel che puoi senza colpevolizzarti troppo e se riesci e hai modo, parlane con qualcuno (di solito c’è qualche forma di counseling famigliare attiva per chi ha un disabile in famiglia).

          Non sono invece d’accordo su chi ti dice di “darti una calmata”, perché i nostri figli imparano solo se gli stiamo addosso, e questo è un dato di fatto. Mi permetto però di dirti che sono molto colpita dalla frase “non riesco ad accettare” e credo che questo sia uno snodo importantissimo, e lo so perché lo è stato e lo è ancora anche per me. Non so dare consiglio migliore se non quello di prima, e cioè di parlarne con qualcuno che possa darti supporto o un’occasione di sfogo ma in maniera “professionale”.

          In bocca al lupo per tutto!

  2. Come deve essere difficile trovare il giusto equilibrio … però noto anche tra fratelli riescono a equilibrarsi bene tra loro. Poi le mamme e i papà sono umani, gli errori si fanno. Ognuno di noi fa nella misura in cui riesce, dai mamme! Grande la bionda, la sua è un’ottima spiegazione che vi ha tolto dall’impresa di trovare una risposta “più giusta”.

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