La Bruna

Il Centro Autismo è un frullatore emotivo

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To infinity and beyond!

Allora, ieri siamo andati al nostro incontro rituale al Centro Autismo, quel posto in cui di solito arrivi ansioso di mostrare i progressi di tuo figlio e la persona che ti sta davanti ti oppone un muro di “sì, però”.

Non è cattiveria ma un bel bagno di realtà. È difficile mantenere il focus quando sei piedi, scarpe, mutande e capelli dentro l’autismo di tuo figlio e non hai termini di paragone: troppo distanti i neurotipici, troppo diversi gli altri autistici che conosci, tanto per ribadire per l’ennesima volta che non ne esiste uno uguale all’altro.

Da questo incontro siamo usciti un po’ trasformati perché improvvisamente il punto di vista è cambiato: la nostra dottoressa, quella che un giorno di due anni e mezzo fa ha incontrato e testato la Bruna e messo davanti alla parola autismo scritta nero su bianco, per la prima volta si è detta contenta, osservando che la Bruna “parla tantissimo” (per i suoi standard), ed entra bene in relazione con le persone che le stanno accanto, anche se è ancora goffa e rigida e ha un vocabolario da ampliare (e di parecchio). Anche se deve mettercela tutta e lavorare per migliorare ancora, ancora e ancora.

Soprattutto, si è detta possibilista sulle capacità di miglioramento sul fronte cognitivo, mia personale fonte di patimento, e questo lo scopriremo quando all’inizio del prossimo anno scolastico la Bruna dovrà affrontare un nuovo test che ci dirà, attorno al suo QI, dove siamo arrivati.

È stato anche un po’ un addio: da adesso il Centro Autismo smetterà di testare la Bruna per limitarsi a incontrarci una o due volte l’anno e fare il punto della situazione e, anche se spesso non ci siamo trovati concordi su alcuni aspetti, la sensazione è come di smarrimento, di perdita di un punto di riferimento. Rimaniamo, per fortuna, con un anno extra di asilo e le donne che tutti i giorni aggiungono un tassello a questo puzzle complicato che è la nostra figlia maggiore.

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4 thoughts on “Il Centro Autismo è un frullatore emotivo

    • Daniela Scapoli says:

      In realtà l’appuntamento lo conserviamo, solo che non le faranno più i test. Senza test sembra di non avere un metro con cui misurare qualcosa, anche se è stranoto che i test dicono qualcosa, certo non tutto su una persona.

  1. E io vi ho pensato tanto, ma tanto … un anno di materna in più aiuterà la bruna a tirare fuori il meglio di sé. Magari non sarà ciò che ci s aspetta; ricordo una volta di avere letto di un ragazzo autistico che raccontava quanto gli fosse più faticoso fare le cose “guardando negli occhi” come gli veniva richiesto. Da quel giorno sono stata molto attenta a questa cosa, mi aveva colpito molto; spesso resto in attesa, osservando semplicemente il bambino o la bambina che ho di fronte e cercando di essere io a entrare in sintonia … non so se mi sono spiegata, volevo dire che a volte ci stupiscono arrivando a fare le cose per vie che noi non ci aspettiamo …
    Un abbraccio grande!

    • Daniela Scapoli says:

      Grazie! È sempre un tema un po’ scottante, specie questo del contatto oculare: è chiaro che se vuoi funzionare nel mondo e adattarti al mondo diventa quasi un obbligo, è vero che per loro a volte è così difficile che mi chiedo se sia poi il caso di insistere così tanto!

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