La Bruna

Mamma, ti scherzo

Un sorriso Furby della Bruna

Volevo intitolare il post “l’inizio della fine” o anche “siamo fregati”, ma ho deciso di prenderla alla leggera.
Mi ha proprio colta impreparata. La Bruna, fino a oggi, ha mostrato scarsi – nulli, direi – segni di capacità di ironizzare su qualcosa. Il massimo era camminare a fianco a me per un po’ per poi farsi prendere in braccio e quindi, una volta presa su, girare con le sue mani la mia faccia verso la sua, sorridermi maliziosa e dirmi “Furbyyyy” (tradotto: anche questa volta ti ho fregata, non hai saputo dirmi di no e mi hai presa in braccio), il soprannome che le do ogni volta che, appunto, fa la furba per fregarmi.
Stamattina, la sorpresa. Eravamo in macchina verso l’asilo, e:

(Bruna): “Mammmaaa”
(Io): “Cosa?”
(Bruna): “Non mi piace l’asilo” (ancora un po’ oppipiaceasilo tutto attaccato, il linguaggio pupesco non si dà ancora per vinto)
(Io): “Ma che dici, Bruna, che storia è?”
(Bruna): “Non è veeeero” (noeeevveeoo)

Il tutto condito da un sorriso Furby ormai 2.0
Sarà una cosa estemporanea? Cosa devo aspettarmi? Sono fregata?

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La Bruna

C come Tasa

La Bruna sta dicendo addio al linguaggio da pupetta e migrando verso un nuovo modo di esprimersi adatto ai suoi tre anni e qualcosa. Il vocabolario si gonfia a dismisura, in due mesi è probabilmente decuplicato e non c’è giorno in cui io e suo padre non ci si guardi stupiti pensando “e questa parola da dove salta fuori?”.
La pronuncia, invece, è ancora un po’ incerta, tipica espressione delle cose che la Bruna non cura e non curerà fino a quando dovrà per forza farsi capire da tutti quelli che la circondano (vedi alla voce maestre dell’asilo, che sono ben lungi dall’essere cuci-cuci con i bambini che devono far crescere). In ogni caso i miglioramenti sono stati molti: finalmente ocinene è diventato voglio scendere, il gatto Pupo si è riappropriato del suo vero nome (Lupo), e atatamio sta diventando un sempre più chiaro un altro camion (viaggiando spesso in autostrada, il gioco più appassionante del momento è individuare quanti più camion possibili).
Solo una cosa rimane lì, inscalfibile tra le parole pupesche ormai abbandonate: il pollo al posto della cacca. Battezzata così la prima volta che la Bruna ha depositato nel water anziché nel pannolino – ci credo, la vista di quella novità deve scatenare le fantasie più sfrenate – la cacca ci insegue ancora oggi sotto forma di gallinaceo. Il che mi ricorda che devo avvertire all’asilo che l’improvvisa esclamazione “Pollo!” non è un nonsense brunesco ma una precisa richiesta di andare in bagno.
E poi la C. Non c’è verso di sentirla nella sua forma dura se non come T: e quindi, C come Tasa, BianTa, Tamion. Alcuni suggeriscono un controllo del linguaggio, avendo la Bruna superato da un po’ i tre anni, ma io sono convinta che sia solo noncuranza e che tempo un paio di mesi assisteremo a un nuovo balzo in avanti dell’iperspazio linguistico. In fondo la Bruna è Bruna anche perché di certe cose proprio se ne sbatte.

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La Bruna

I matrimoni con la Bruna non s’han da fare

E così feste varie, cerimonie di ogni tipo e qualsiasi cosa comprenda la compresenza di più di venti adulti pronti a festeggiare cantando, brindando e facendo qualsiasi altra cosa, possibilmente a squarciagola.
Perché la Bruna s’impanica. Il che non rende l’idea. La Bruna diventa matta, le viene la faccia di chi ha visto Alien da molto vicino e le lacrime di chi ha intravisto la fine del mondo. E urla, piange, si dibatte, non ne vuole sapere di ragionare. Insomma, è fobia. Non sempre, non in tutte le situazioni sociali, il che rende più complicato capire cosa cacchio le prenda.
Venerdì scorso ci aspettava il matrimonio della zia, e tutto è stato molto bello e divertente fino a quando – giustamente – gli amici degli sposi hanno voluto festeggiarli come si fa a ogni matrimonio. Risultato: dopo un’ora e mezzo ho preso armi e bagagli, ovvero la Bruna e la Bionda, la quale poverina invece in mezzo al casino si stava divertendo un mondo, e le ho portate a casa. Fine del divertimento, e nemmeno una fettina della goduriosa torta nuziale per me. La mattina dopo, per aggiungere un bel carico da 90, la Bruna aveva la febbre e il vomito in puro stile Linda Blair: e no, non ha sclerato perché stava male, è stata male a forza di sclerare.
Insomma, se passa di qua qualcuna che condivide la vita con un soggetto come la Bruna saranno graditi suggerimenti, pacche sulle spalle e indicazioni di quando accidenti queste fobie smettono di manifestarsi.
E no, non sono incazzata perché non ho festeggiato a dovere, ma perché non so come aiutare una bambina che sta così male. Ergo, il prossimo passo sarà probabilmente il ricorso all’opinione di un professionista dell’età infantile.

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