La Bruna, lavori da mamma

Favole per una Bruna (e una favola in un Tweet)

Sono una mamma tentennante quando è ora di sfoggiare le Vere Doti della Brava Mamma quali cucire, rammendare, disegnare, costruire, inventare, manipolare. Non fa per me, non ci ho il talento. Ma le favole, quella è un’altra storia: quando si tratta di leggere, rielaborare, recitare allora mi diverto, e a quanto pare si diverte pure la Bruna, in questo periodo affamata della storia della lepre e della tartaruga e di Cappuccetto Rosso.

La Bruna in lettura (asilo nido, l'anno scorso)

La Bruna in lettura (asilo nido, l’anno scorso)

Mi piacciono molto le favole, quelle degli altri perché io la fantasia di inventarne non ce l’ho. E però ieri ho visto questa cosa del Tweet da favola e ho pensato che una cosina in 140 caratteri la potevo riuscire a scrivere pure io.

La cosa in questione è il premio Andersen per fiabe inedite che quest’anno ha dato spazio anche a Twitter: la sfida è scrivere una favola in 140 caratteri e twittarla ricordando di aggiungere l’hashtag #hca13. Io l’ho già fatto:

La bambina cadde nel buco, scoprì strani mondi, lottò con i draghi, parlò con le fate, pianse, rise, gridò “aiuto!”. Poi si svegliò.

Non è escluso che in un impeto di creatività ne scriva anche altre, ma saranno sempre robe di bambine, draghi e fate, cioè quello che da piccola popolava il mio mondo fantastico. Comunque: c’è tempo fino al 2 aprile, fatevi sotto anche se come me credete di non esservi messi in fila quel giorno che distribuivano la fantasia.

Standard
La Bionda, La Bruna

Bilancio di salute: bocciata.

No, Bruna e Bionda stanno bene, non è un problema loro. Sono io: da secchiona che ero – agli esami era difficile cogliermi impreparata e paura di dare un esame non l’ho avuta mai – ora tremo davanti al bilancio di salute delle mie figlie perché il pediatra mi interroga e io non ci faccio mai una gran figura.

Insomma, ho portato le Pupe per il bilancio di salute perché andava fatto dato che il nuovo pediatra non le conosceva, e tutto è andato come da copione.

«Signora, la bimba è irrequieta, mi aiuti che facciamo prima: quanto pesa?»
«Mah. Forse dodici chili?»
«Forse? Non la pesa mai? Comunque sono 13 e mezzo.»
«Buono a sapersi!»
«Mi dica, il fluoro glielo dà?»
«Talvolta. Ehm, ma fa caldo in questo studio eh?»
«Va bene, quanto fluoro?»
«Non ne ho la minima idea, me lo scordo sempre. Mi scusi.»
«Non si scusi, la bimba è sua. Le vitamine d e k gliele ha date i primi mesi di vita?»
«Non ricordo bene, ma direi di no.»
«Oook. Ha mica portato i dati registrati alla nascita?»
«No, non pensavo le servissero.»
«Ricorda qualcosa? La circonferenza cranica?»
«Ehrrr, forse cinq…»
«No signora, cinquanta impossibile, quella semmai era la lunghezza.»
«Va bene, allora facciamo che le mando una mail con tutti i dati che le servono, meglio no?»
«Sì, meglio. Ma non li trascriva lei, mi fotocopi gli originali.»

Ripetete il tutto per due bambine e avrete il grado finale del mio imbarazzo. Ho deciso che sulla mia prossima agenda segno tutto e la prossima volta nessuno mi frega più. Sempre se non la dimentico a casa.

Standard
La Bionda, La Bruna, Sorelle, Vita quotidiana

Repetita non serve a niente

Le ore del giorno e della sera passate con la Bruna e la Bionda sono occupate militarmente da una raffica di rimproveri, poveri tentativi di arginare l’esuberanza delle due pupe che a loro modo vogliono scoprire il mondo e piegarlo alle loro esigenze. La Bruna è più grande e quindi in questa fase ci sta sfinendo con un incessante “Cos’è?” rivolto anche alle cose che più le sono familiari  – ma questa è facile, tutto sommato: invece già pensiamo con terrore alla fase successiva, quella del perché – ma ogni tanto regredisce in allegria per fare compagnia alla sorella piccola, che invece è tutta concentrata sull’esplorare fisicamente qualsiasi cosa le stia intorno.

Insomma, ogni giorno non facciamo che dire le stesse cose, sempre quelle, fino alla noia, e mi sorprende che poi io e marito si abbia ancora qualche capacità di conversare con altri termini e locuzioni. E dunque queste sono le frasi che in famiglia vanno alla grandissima:

Alla Bionda in qualsiasi bagno si trovi: «Non leccare lo scopino del cesso!»
Ogni volta che apro la lavastoviglie moltiplicato per due figlie: «Non entrare nella lavastoviglie!»
Alla Bionda appena resta senza pannolino: «Dovevi pisciare proprio adesso?»
Tutto l’inverno, causa nasi perrennemente colanti: «Non pulirti il naso con i vestiti»
Alla Bionda che si è rotta di provare a mangiare con il cucchiaino: «Non mangiare le stelline in brodo con le mani, per favoreeee»
Alla Bionda quando entra in bagno con qualcosa in mano, e sempre troppo tardi: «Non buttarlo nel cesso!»
Io quasi piangendo, quando una delle due è molto malata (cioè quasi sempre): «Per favore, non scambiatevi i bicchieri»
Alla Bionda sul fasciatoio in compagnia del suo spazzolino da denti: «Non grattarti il sedere con lo spazzolino!»
Alla Bionda e alla Bruna quando sono immerse nella vasca da bagno in un mare di sporcizia e detergenti: «La finite di bere l’acqua del bagno?»
Alla Bionda: «La nanna proprio nella cesta pelosa del gatto?»

Se pensate che siano frasi anche solo lontanamente carine e simpatiche, allora non avete figli. Mi consolo pensando che si ripetano allo stesso momento in molte altre case. Se volete contribuire alla lista con i vostri tormentoni, li leggerò volentieri e mi consolerò ancora di più.

Standard