Grandi tappe, lavori da mamma

Quello che pensi di sapere sull’allattamento e invece non sai (post per primipare)

Inizio un po’ arrogante, eh? Lo so, però almeno ho catturato la tua attenzione di quasi mamma di un primo figlio.

Premessa con il mio punto di vista personale di mamma che ha allattato a lungo, diciotto mesi una figlia e sedici l’altra: allattare è bello, dà soddisfazione, è faticoso e stressante. Certo dipende anche da chi è l’allattato, perché mica sono fatti con lo stampino i bebè, anche se quando nascono sono tutti brutti uguale.

Premessa due: non sono una evangelizzatrice. Io ho allattato bene e a lungo ma vedo e riconosco che ci sono delle ragioni valide per decidere di non farlo, o di tentare e poi rinunciare. I bimbi vengono su bene lo stesso anche attaccati a un biberon.

Iniziamo, allora.

Bruna appena nata

Il mio primo giorno con la Bruna

Allattare adesso va molto, non c’è pagina Facebook o account Twitter dedicato alla maternità che non santifichi questo gesto, il che si traduce in un po’ di pressione sulle future madri di primogeniti: ok, devo allattare anche io.
Ok, ma sarai capace di allattare? Più di qualcuno per fortuna illustra anche i lati meno piacevoli della faccenda, ma certo a volte si fa fatica a orientarsi e a capire cosa davvero si deve fare per allattare. Mi permetto dunque di suggerire quello che bisogna proprio fare.

Non avere paura di disturbare le ostetriche quando si è ancora in ospedale con il fagottino appena nato. Probabilmente la montata arriverà una volta lasciato l’ospedale, ma nel frattempo ci si può allenare a prendere confidenza con il gesto trasferendo al pupo il prezioso colostro. Non essendo animali tutti istinto, abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica come si fa: come mettersi sedute o sdraiate, come attaccare il bambino eccetera eccetera. Dunque via, staziona al nido chiedendo a una gentile operatrice di guardarti mentre allatti, e dille cosa senti, specie se senti molto male. Un po’ di dolore è ok, il capezzolo sarà un po’ provato da quella piccola idrovora – è piccolo, sì, ma succhierà come un pazzo – ma il rischio ragadi c’è e va evitato.
Cosa è successo a me: sono stata fortunata, mi hanno insegnato bene, non ho mai avuto una ragade.

Essere armate per l’arrivo della montata. C’è la possibilità che la montata sia una specie di tsunami, e che nel giro di qualche ora quella terza scarsa si trasformi in una ottava con tanto di seno duro e dolente. Cosa ci vuole: delle gran belle docce calde per ammorbidire quel seno roccioso e un tiralatte professionale, di quelli che si affittano in farmacia e che è bene trovare già a casa quando tornerai dall’ospedale. A volte il seno è così pieno che non si riesce ad attaccare il pupo ed è cosa buona tirare un po’ di latte finché non si sente il giusto sollievo e si capisce che il bambino riesce ad attaccarsi e succhiare senza dannarsi.
Cosa ci vuole, parte seconda: una ostetrica o professionista che verifichi come sta andando l’allattamento. Se c’è una asl in cui andare per pesare il bambino e capire se si sta facendo tutto correttamente, vacci. Qualche comune mette anche a disposizione una visita o due a domicilio, gratis: prenota subito, sarà importante anche solo scambiare qualche parola con una persona fidata.
Cosa è successo a me: ho avuto una montata terrificante, e quella del secondo parto è stata anche peggio, impossibile attaccare la Bionda che per i primi quindici giorni di vita si è nutrita del mio latte, sì, ma fornito attraverso necessarissimo biberon. Anche in questo caso – siccome la prima montata l’avevo avuta in ospedale – mi era stato spiegato come fronteggiarla e non rimanerne vittima. Credimi, tra ormoni ballerini, punti che tirano, pupi affamati che piangono rinunciare è un attimo, dunque meglio essere pronti.

Essere pronti ad allattare moltissimo nel primo mese o due. Il che significa dover fornire la tetta ogni ora e mezza di giorno e di notte. Paura, eh? Ma no, si può fare e passa in fretta. Però se tieni duro e nonostante questo sei stravolta, troppo stravolta, non te la senti, ti sta costando la salute mentale, tira un grosso fiato e pensa bene alle alternative.
Cosa è successo a me: non ho avuto la fortuna di avere il mitico bimbo perfetto che già dal primo giorno dormiva otto ore di notte e di giorno voleva il latte ogni tre ore precise, dunque ho allattato ogni ora e mezzo per parecchio tempo. E qui arriva quello che mi ha permesso di farlo, ovvero mia madre. Il che mi porta al punto successivo.

Avere un aiuto in casa. Non c’è proprio alcun bisogno di sentirsi in dovere di fare la superdonna o di voler dimostrare che è tutto come prima, perché niente è come prima. Dunque se hai una mamma, una suocera, una sorella o un’amica molto disponibili (ma anche uomini in gamba, è chiaro), o puoi investire un po’ di soldi in un aiuto in casa be’, fallo, sono i soldi meglio spesi per l’inzio di una convivenza con un lattante. Mettiti comoda e lascia che lavorino gli altri, e saluta i sensi di colpa. Sei sola e senza soldi per pagare un aiuto? Pensaci bene e ancora una volta valuta l’alternativa.
Cosa è successo a me: mia mamma è stata a casa mia circa un mese, un mese e mezzo dopo la nascita della Bruna. Io allattavo, dormivo, mangiavo, guardavo la tv e portavo a spasso in passeggino la Bruna. A mia mamma devo sicuramente una gran bella fetta del mio allattamento felice.

Prepararsi a tanti mesi di risvegli notturni. Può darsi che non succeda, ma può anche darsi di sì: al tuo fagottino – anche se ormai grandicello – piace tanto il latte e te lo chiede ancora due, tre, quattro volte per notte. Ti sembra di essere la sola e che tutti attorno a te siano dotati di figli che dormono tutta la notte senza mai svegliarsi? Indaga meglio, spesso non è così. Ma comunque, chi se ne frega di cosa fanno gli altri, l’importante è quello che vuoi fare tu. Insomma, volendo dopo un po’ si può anche smettere, non è detto che cambi qualcosa ma spesso i bambini iniziano a dormire tutta la notte, o buona parte di essa, quando dicono ciao alla tetta.
Cosa è successo a me: proprio così. La Bruna e la Bionda hanno iniziato a dormire tutta la notte il giorno esatto in cui hanno smesso di attaccarsi al seno. Lo ripeto, non è una regola – la Bionda poi ha ripreso a svegliarsi una volta per notte, anche se fortunatamente si riaddormenta all’istante – ma se sei stanca morta considera l’idea di smettere di allattare.

Goditi tuo figlio. Parla con le altre mamme, con le amiche, confrontati con il pediatra o un’ostetrica di fiducia, ma poi chiediti che cosa va davvero bene per te. Perdersi i primi mesi della crescita di un bambino – i neonati sono fantastici, anche se piangono, hanno le coliche, dormono quando tu sei sveglia e si svegliano quando vuoi dormire – per affannarsi dietro al mito della buona madre che allatta è un’idiozia. Sarà bellissimo se lo farai serenamente, non lo sarà se lo subirai come una cosa imposta.

Scegli, stai serena e goditi il frugoletto: lui si merita una mamma tranquilla e contenta.

Standard

12 thoughts on “Quello che pensi di sapere sull’allattamento e invece non sai (post per primipare)

    • narayan says:

      È vero che la gravidanza è un momento magico ma un po’ di realtà ogni tanto bisognerebbe inocularla, altrimenti la sorpresa a volte è proprio tanta. Non so tu, ma io al corso preparto ho sentito parlare di allattamento solo in termini di “che bella, magica cosa naturale”: benissimo, però anche dare qualche info pratica sarebbe stato gradito.

  1. Un post davvero utile, avrei voluto leggerlo quando mi stavo esaurendo dietro alla produzione di latte che non bastava mai, tra poppate seguite dal tiralatte e di nuovo poppate seguite dal tiralatte e di nuovo..beh, e così via.
    Per poi scoprire con una pesata che semplicemente, mio figlio mangiava una quantità di latte tripla rispetto alla media e io non gli stavo dietro. Peccato averlo scoperto dopo 4 mesi di fatica e una mastite!
    Ma la prossima volta mi rileggo prima il tuo post 🙂

    • narayan says:

      Più o meno quella che hai descritto è stata la mia vita nei primi due mesi, visto che io avevo latte in abbondanza e la pupa non ce la faceva a stare dietro alla mia produzione, tanto è vero che ne ho congelato litri, penso. Ma quindi tuo figlio era affamatissimo?

      • sì, aveva e ha mantenuto tuttora una grande voracità, tanto che anche all’asilo si sono dovuti rassegnare ad ammettere di fargli porzioni più abbondanti degli altri bimbi. Per esempio la mattina beve 400ml di latte, la sera mangia 80 gr di pasta e 60 di pesce o carne. La pediatra dice di farlo mangiare, in effetti ha un bel pancino ma per il resto è longilineo.
        Quando a 4 mesi mi sono accorta che producevo 120 ml a seno e lui dopo avere bevuto 240 ml di latte aveva ancora una fame boia, ho mollato pian piano sostituendo il latte artificiale, lui ha iniziato ad essere più pacifico e io più serena 🙂

        • narayan says:

          Goloso il piccolo, accidenti. So cosa vuol dire sentirsi una mucca, io producevo latte per due o più bambini, tanto è vero che le sole poppate di Bionda e Bruna i primi mesi non bastavano, ho riempito un congelatore di latte extra.

  2. io ho allattato i miei gemelli per 8 mesi e ne vado orgogliosa. mai avuto ragadi, dolori etc. però è una fatica e capisco pienamente chi non voglia cimentarsi. care mamme, consolatevi. i miei nani hanno 18 mesi e nell’ultimo anno si sono presi tutti i batteri e i virus che hanno bussato alla nostra porta. altro che sistema immunitario rafforzato, va là. viva la libertà di scelta!

    • narayan says:

      La Bruna, allattata a lungo, nel primo anno di nido – iniziato a circa sette mesi – s’è presa ogni possibile malattia. Poi sicuro il latte di mamma fornisce anticorpi, ma di sicuro il mio ne conteneva solo deboli tracce.

  3. Valentina says:

    Io sono mamma da solo nove giorni, ma ho deciso di non allattare. E per questo in ospedale mi hanno fatto sentire figlia di un dio minore. La bambina non si attacca al seno e a me il fatto di tirarmi il latte ogni tre ore con il tiralatte dà più l’idea di essere una mucca piuttosto che una madre. Sono contenta e consapevole della mia scelta, ma sono anche fiera di me perché ho chiesto subito aiuto a chi ne sapeva più. Le donne che non ce l’hanno finiscono per esaurirsi e la depressione post partum e’ dietro l’angolo. Grazie a questo bellissimo post che dimostra come non tutte le donne siano delle integraliste con questa storia dell’allattamento al seno: in ospedale non ho visto madri felici, solo donne stressate per non essere all’altezza delle aspettative.

Vuoi commentare? Puoi!