Grandi tappe, La Bruna

4:44 – La Bruna compie quattro anni

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La Bruna l’anno scorso al mare

Dovevi nascere con un cesareo perché eri a piedi in giù. La mattina del cesareo però l’ecografia ha rivelato che avevi fatto una capriola in extremis  ed eri pronta a nascere per il verso giusto, ma anche che non c’era più liquido e bisognava farti nascere subito.

Ti abbiamo aspettata più o meno venti ore e, cara, mi spiace dirtelo ma sono state per la maggior parte ore orribili, segnate da un dolore insopportabile e poi, verso la fine, da un mio sonno profondo quando quell’angelo chiamato anestesista mi ha finalmente fatto l’epidurale.

Dopo il sonno ero pronta e lo eri anche tu, e ci hai messo poco a venire al mondo. Alle 4:44 piangevi ma stavi benissimo. Anzi no, ti sei mangiata il meconio e al primo giorno di vita ti sei guadagnata un bel giro di antibiotico e un soggiorno premio in ospedale di una settimana. Ma non siamo state male, ci hanno insegnato quel mistero che era per me l’allattamento – cosa che tu invece conoscevi benissimo – ci hanno rifocillate, medicate, fatte riposare. Poi siamo tornate a casa ed è iniziata la vita di tutti i giorni con te.

Oggi compi quattro anni e sei simpatica, timida, affettuosa, stai diventando socievole, chiacchierona, canterina. Hai un mondo da fare tuo, per te sarà un po’ più difficile rispetto a tanti altri bambini ma, lo sappiamo, ce la farai.

Happy birthday, Lisa:

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La Bruna

C’era una volta una scimmia (la Bruna inizia a inventare)

La Bruna in lettura

La Bruna “legge” il suo libro serale

«Dai, Bruna, stasera ti racconto la favola della lepre e la tartaruga ma senza libro»
«No no. C’era una volta una scimmia che aveva una caramella…»

Un paio di mesi fa la Bruna non sarebbe stata capace di inventare nemmeno questo piccolo incipit, ma ieri sera era in forma e ha cominciato a inventare. Inventare, che bella parola. Poi c’era anche un ippopotamo che aveva qualcosa, ma io invece ero stanca e non ricordo più.

Invenzione. Gioco simbolico. Fantasia. Un po’ ci siamo, un po’ arriveremo.

Comunque la scimmia le caramelle che aveva se l’è mangiate tutte, le è venuto mal di pancia ed è andata dal dottore che le ha dato uno sciroppo buonissimo con cui ha fatto tantissima cacca e il mal di pancia è andato via. Poi la scimmia è tornata dal dottore per dirgli grazie e gli ha portato tante banane. Il dottore è stato felice e le ha detto di tornare se mai avesse avuto ancora male da qualche parte. Fine della storia.

Ed ecco come sfruttare la piccola fantasia di una Bruna per una storia che le insegni anche ad avere un po’ meno paura del pediatra.

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Grandi tappe, La Bruna

Piccole, grandi tappe: la Bruna tra biciclette, mutandine e telefonini

La Bruna e il suo adorato triciclo

La Bruna e il suo adorato triciclo

La Bruna funziona così: per un po’ nulla cambia, poi tutto esplode in un momento lasciandoti – lasciandoci – senza parole e senza fiato. Non sto a spiegare cosa vuol dire per un genitore di un bambino speciale, anche solo “leggermente speciale”, vedere con i propri occhi o sentire con le proprie orecchie un gesto nuovo, una parola mai sentita prima, un traguardo finalmente raggiunto: io, che non sono una che esprime alla grande le sue emozioni, batto le mani, rido, mi metto a saltare per la gioia ogni volta che la Bruna ce la fa e mi guarda sorridendo con tutti i suoi denti, consapevole di aver superato un nuovo ostacolo.

Qualche settimana fa, guardando la biciclettina con le rotelle fare la parte del soprammobile del nostro portico – la Bruna non ci sale perché sa di non essere capace a pedalare – mi sono detta ok, forse questa non è la partenza giusta: sono salita in macchina e al negozio di roba usata per bimbi vicino a casa ho comprato due triclini vecchi di metallo, tenuti bene e colorati, venti euro in tutto. È bastato quello: la Bruna lo ha amato a prima vista, si è messa a pedalare e ora non la smette più, fila via velocissima sfidando curve e ostacoli e pure derapando un po’ in frenata.

Dalla prima pedalata a qualche giorno fa è passato un mese, un mese e mezzo, e mi sono detta bah, proviamo: Bruna, vuoi salire sulla bicicletta e provare? Tutto mi aspettavo tranne che un sì e invece lei è scesa dal triciclo, ha inforcato la bici et voilà, dopo una spinta ha iniziato a pedalare: con un po’ di fatica, mettendo male i piedi, ma ha iniziato. Evviva: danza della felicità per mamma, sorriso tuttodenti per la Bruna.

Nel giro di qualche giorno sono arrivate anche altre novità:

– Debolina com’è, la Bruna fa uno sforzo gigante per togliersi le scarpe, quelle da ginnastica con il velcro che porta tutti i giorni per andare all’asilo. Ma ha capito: apre la fettuccia di velcro, la allenta, afferra la scarpa dal tallone e la toglie. Non sempre ci riesce, a volte si blocca su qualche tappa, si scazza dalla frustrazione ma ha capito e lo fa, o almeno ci prova e adesso spesso ci riesce.

– «Metto le mutande!». Questa è di ieri sera: la Bruna ha preso le sue mutande dalle mie mani e – da seduta – se le è infilate. Sorrisone? Più o meno, come dire oh mamma, ogni tanto mi prendi proprio per fessa, che ti pensavi?

– Parlare al telefono. Ok, parlare è un’iperbole, ma almeno siamo passati dal silenzio totale al ciao mamma/papà/nonno/nonna seguito da qualche scarna informazione su se stessa, su quello che sta facendo o da risposte sì/no a qualche domanda.

Per ora è tutto, cioè moltissimo.

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