La Bruna

Fattore di unicità: il mio centro estivo è differente

il centro estivo che frequenta la Bruna aiuta davvero i disabili

Ieri sera una bambina vestita da pianeta orbitava attorno al sole insieme agli altri pianeti e no, non sembrava diversa dagli altri. Quella stessa bambina tre anni fa avrebbe detto no a tutto e non avrebbe partecipato alla festa: niente sistema solare per te, che peccato! Sarà per la prossima volta.

Da dove viene questo risultato? Non dall’improvvisazione, non dal caso.

Quando si propone un prodotto o un servizio tocca lavorare tanto a monte e una cosa importante è capire cosa rende unico quel prodotto o quel servizio: perché dovrei scegliere te e non un altro? Il centro estivo che frequentano la Bionda e la Bruna è un esempio perfetto.

Una delle cose che non mi fa dormire di notte è il pensiero della Bruna affidata ad altri adulti che non siano quelli di riferimento che vediamo più o meno tutti i giorni: l’insonnia aumenta quando si avvicina la fine dell’asilo e arriva la scelta del centro estivo perché devo sapere se la cooperativa a cui la affido riesce sempre a organizzarsi per farlo (non è cosa semplicissima quando c’è di mezzo un disabile).

Cosa è successo quest’anno: la cooperativa è stata superata dalla pro loco del mio comune (non mi addentro), e propone il centro estivo non più a due minuti a piedi da casa ma a dieci minuti di macchina, avanti e indietro tutti i giorni. Poca roba? Dipende: dalla cooperativa e dal suo servizio, appunto. Senza contare il prezzo, abbastanza diverso e più impegnativo per le nostre tasche.

Mi sono informata sulle alternative? Tanto per fare la brava madre, diciamo così (ho letto i volantini), perché la verità è che io non ho avuto mai il minimo dubbio: la Bruna sarebbe andata proprio in quel centro estivo lì, dove – attenzione – non conosciamo i singoli animatori e operatori (non è detto che siano gli stessi ogni anno), ma conosciamo F., che ha ideato la cooperativa e il servizio. Quando parlo con F. smetto di guardare il soffitto la notte e dormo sonni tranquilli, quando la Bruna entra al centro estivo non ho l’ansia di doverle suggerire di andare a giocare con qualcuno e l’incubo che stia tutto il giorno seduta da sola sotto un albero senza giocare mai con nessuno. Il mio bisogno (stare tranquilla), è soddisfatto.

In altre parole: io non voglio valutare l’alternativa, io sono fedele.

Che poi un servizio debba mantenere i livelli che mi aspetto è del tutto ovvio. La riprova non sta nei grandi gesti, davvero no: la riprova è l’educatrice della Bruna che ieri sera si avvicina e mi dice sai, abbiamo messo su lo spettacolo e ci abbiamo pensato a come farla partecipare, abbiamo fatto delle prove e abbiamo capito che se lei fosse stata il primo pianeta a partire e orbitare non avrebbe avuto problemi e che invece li avrebbe avuti se avesse dovuto unirsi agli altri pianetini già in orbita che l’avrebbero confusa. Sembra cosa da poco? Think again, come dicono in inglese.

Le persone che non rinunciano e non mollano mai mia figlia hanno il mio cuore per sempre. È facile capire dove manderò la Bionda e la Bruna al centro estivo il prossimo anno, anche se si sposteranno a venti minuti di macchina, avanti e indietro tutti i giorni.

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Questa bambina

Ci godiamo la nostra settimana mare-sole-mare e penso che ci dovremmo godere sempre tutto, noi e questo Spettro che si è trasferito a casa nostra senza essere invitato. Solo che, come si dice, è complicato.

È impossibile, impossibile per un genitore normodotato intellettualmente e mediamente educato non cercare di arginare il proprio figlio ogni volta che esagera, ogni volta che dice, fa, improvvisa qualcosa di inappropriato, ogni volta che disturba, ogni volta che mette in imbarazzo tutta la famiglia.

Impossibile non spazientirsi ogni volta che questo figlio non vuole fare qualcosa, ha paura, guarda, lo fanno tutti gli altri bimbi, perché tu no? Perché sei diverso? Perché non puoi essere anche tu come tutti? Alla faccia della ricerca dell’unicità.

Figuriamoci per noi. Ma oggi è vacanza, c’è il sole, il mare è stupendo e allora voglio costringermi a vedere ogni volta, in ogni occasione, le due facce della stessa medaglia.

Per dire che ho una bimba terrorizzata da cose, rumori, situazioni nuove ma quando decide che è ora allora poi è per sempre, indietro non si torna. Questa bambina che due anni fa sedeva in spiaggia rannicchiata su stessa con le mani sulle orecchie – e che ci aveva fatto giurare mai più mare – oggi ha preso i braccioli ed è partita dicendo ciao, vado a raggiungere quella barca laggiù.

Questa bambina ha sempre avuto una risposta per tutto, il 90% delle volte però era la risposta sbagliata. Detta tanto per dire, per non tacere, per compiacere. Davanti a due opzioni, la scelta era meccanica, sempre l’ultima. Questa bambina ha preso coraggio, i neuroni hanno fatto click e oggi riconosce di non sapere. Ogni “non lo so” per noi è un cin cin con uno champagne di quelli seri.

Questa bambina è inappropriata. Vogliosa di socializzare non sta tanto lì a scremare e saluta un po’ tutti, attacca bottone con chiunque. Non sarà materia di cui godere a lungo, nella vita bisogna essere appropriati, ma per ora questa cosa porta nuove conoscenze fatte lì per lì, come quando al centro commerciale ha visto una cagnona adorabile e il giorno dopo eravamo al lago insieme ai suoi padroni a vedere la cagnona fare allenamento per salvare chi sta per affogare.

Tra l’altro: diffidate degli adulti che non rispondono o fanno finta di non sentire un bambino che gli dice ciao.

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Rompi un po’ di più

perché un anno di saldatura alla scuola materna per nostra figlia autistica

Uno dei grandi problemi della Bruna è che non è una bambina problematica. Sembra una sciocchezza e un’assurdità, non lo è, soprattutto in confronto a persone che hanno comportamenti problema di una certa entità.

Certo, è infastidita e lo dimostra molto bene dai rumori forti, una festa di compleanno in classe è ancora un momento di potenziale pericolo – niente, queste candeline accese e la canzone di rito non le vanno giù – ma nella vita di tutti i giorni è un po’ quel genere di bambina che “dove la metti sta”.

All’inizio non era proprio così, poi con le sue donne fantastiche ci ha lavorato ma rimangono ombre che sono la ragione per cui la Bruna si fermerà un anno in più all’asilo: perché lei guarda fuori dalla finestra e non sai cosa stia pensando, ti guarda in silenzio e ti ascolta ma non sai se stia davvero ascoltando e capendo. Il rischio è che alle elementari si sieda buona al suo banco e si alzi qualche ora dopo senza essersi fatta notare, un piccolo fantasma dall’aria vagamente mediorientale, una bambina bella e brava che non rompe e, non rompendo, non impara niente.

La sto facendo brutta ma prevedere lo scenario peggiore, per noi che lavoriamo con lei, è il modo di organizzarci per costruire una strategia che punti al sodo. E il sodo in questo caso è farla diventare un po’ una rompicoglioni.

Ecco perché abbiamo scelto e chiesto un anno aggiuntivo: con un linguaggio che sta finalmente esprimendo una complessità prima assente, una nuova attenzione al mondo e alle persone che la circondano meritano altri 12 mesi di lavoro intenso a scuola e a casa perché le elementari facciano meno paura anche a noi genitori: ammetto che il pensiero di lasciarla in un ambiente nuovo al momento per me non è digeribile.

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