Mio papà con la Bruna appena nata
Ecco, adesso so che io non sono in grado di inventare storie bellissime e spiegazioni efficaci per far comprendere a due bambine sotto i cinque anni cosa sia la morte.
La Bionda in questi giorni ha detto – a se stessa e a noi – che il nonno è in ospedale, è andato dal dottore, doveva fare la puntura e infine che è uscito per tagliare i capelli e che comunque, in ogni caso, non può tornare più.
La Bruna ha chiesto questa mattina, dopo sei giorni, dove fosse il nonno. Quando provo a spiegarle o a dirle qualcosa lei cambia discorso, e a quel punto lì io so che che mi devo fermare perché lei non vuole sentire altro.
I nonni sono importanti: mio papà, pur potendo poco, è stato un nonno bravo e premuroso, sempre preoccupato per loro.
Non ho il conforto della fede ma certamente ho voluto provare a dire che il nonno ora è altra cosa, forse aria, forse nuvole, magari mare, e che comunque vivrà sempre e sempre penserà a loro: e che anche se praticamente non li ha mai visti, e nonostante tutto quello in cui io non credo, ora ha riaperto gli occhi dopo quattro anni di cecità e finalmente vede i suoi quattro nipoti in tutta la loro bellezza.
Sono certa che ci sono tanti modi per dire e spiegare la morte ai bambini ma io non li conosco e in questo momento sono presuntuosa al punto di credere che vada bene anche così. La vita ti dà tempo per capire e forse venire a patti con il fatto che siamo finiti. E l’eredità di affetti, infine, è tutto quel che conta.