La Bruna

Rompi un po’ di più

perché un anno di saldatura alla scuola materna per nostra figlia autistica

Uno dei grandi problemi della Bruna è che non è una bambina problematica. Sembra una sciocchezza e un’assurdità, non lo è, soprattutto in confronto a persone che hanno comportamenti problema di una certa entità.

Certo, è infastidita e lo dimostra molto bene dai rumori forti, una festa di compleanno in classe è ancora un momento di potenziale pericolo – niente, queste candeline accese e la canzone di rito non le vanno giù – ma nella vita di tutti i giorni è un po’ quel genere di bambina che “dove la metti sta”.

All’inizio non era proprio così, poi con le sue donne fantastiche ci ha lavorato ma rimangono ombre che sono la ragione per cui la Bruna si fermerà un anno in più all’asilo: perché lei guarda fuori dalla finestra e non sai cosa stia pensando, ti guarda in silenzio e ti ascolta ma non sai se stia davvero ascoltando e capendo. Il rischio è che alle elementari si sieda buona al suo banco e si alzi qualche ora dopo senza essersi fatta notare, un piccolo fantasma dall’aria vagamente mediorientale, una bambina bella e brava che non rompe e, non rompendo, non impara niente.

La sto facendo brutta ma prevedere lo scenario peggiore, per noi che lavoriamo con lei, è il modo di organizzarci per costruire una strategia che punti al sodo. E il sodo in questo caso è farla diventare un po’ una rompicoglioni.

Ecco perché abbiamo scelto e chiesto un anno aggiuntivo: con un linguaggio che sta finalmente esprimendo una complessità prima assente, una nuova attenzione al mondo e alle persone che la circondano meritano altri 12 mesi di lavoro intenso a scuola e a casa perché le elementari facciano meno paura anche a noi genitori: ammetto che il pensiero di lasciarla in un ambiente nuovo al momento per me non è digeribile.

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8 thoughts on “Rompi un po’ di più

  1. Danila says:

    Quanto capisco il tuo discorso! Cerco di fare lo stesso per la mia bimba adottata… Un carattere così remissivo, un passato che conosciamo solo in parte e che le gira sibillino nel cuore, una identità che ha bisogno di venire fuori senza paura perché non possano più farle del male, perché lei non debba più essere l’ombra di nessuno. Operare per farla diventare una rompicoglioni mi sembra un ottimo riassunto di ciò che faccio anche io.
    Grazie, come sempre con le tue parole mi apri cuore e mente.

    • Daniela Scapoli says:

      Danila anche il vostro lavoro è di uno spessore incomprensibile se non ci vivi dentro. Ma secondo me tu hai tutte le armi giuste per crescerla e crescervi al meglio. Sono ansiosa di conoscerla, sai che il centro estivo lo facciamo proprio da voi? 🙂

  2. francesca m says:

    Non so se questo post sia almeno in parte provocatorio o ironico, però ti prego non sperare che tua figlia “rompa” di più.
    In primo luogo, il fatto che lei non sia problematica è il suo punto forte per la sua integrazione con gli altri bambini e nella società; perchè le relazioni non possono essere “costruite” dagli adulti, ma sono spontanee e genuine e un bimbo che urla o picchia o fa i dispetti non lo vuole nessun bambino per amico – e come dargli torto. E soprattutto non lo vuole nella classe del proprio figlio nessun genitore … e anche gli insegnanti non sono certo ben disposti. Mentre invece il bimbo che impara poco non da fastidio a nessuno …. e non dar fastidio a nessuno è una cosa molto molto positiva a livello di integrazione.
    Seconda cosa, molto più importante, la problematicità viene fuori a seguito di ansia e stress e non certo perchè si è più interessati al mondo; del tipo diventi problematico se stai male e lo stare male non è mai utile, anzi.
    Certo io sono nella situazione contraria: mio figlio non ha problemi di apprendimento (anzi), ma se gli gira urla o rovescia apposta la brocca dell’acqua o peggio morde o da pizzichi, ovviamente a scuola, mica a casa, perchè è l’ambiente scuola che è fonte di ansia e di stress. E se lo sgridi o lo punisci nel modo per lui sbagliato (che poi è quello che sarebbe normale ed è difficile spiegare agli insegnanti come prenderlo) ottieni come risultato che lui reitera un comportamento, quando invece la sua natura è molto mite (e infatti fino alla materna noi non abbiamo avuto nessun problema, nè ci siamo accorti di nulla).
    P.S. anche lui delle volte “sembra” nel suo mondo, ma poi ci siamo sempre resi conto -facendogli delle domande- che assorbiva tutto e sentiva tutto, anzi penso che proprio quando sembrano assenti sono in realtà super concentrati e il nostro pensiero deriva probabilmente da dove si posa il loro sguardo.

  3. Ciao, anche i miei per mia sorella all’epoca avevano deciso per l’anno aggiuntivo alle elementari e capisco benissimo il tuo stato d’animo.
    Quello che non capisco invece, ma che rispetto, è il parere di Francesca.
    Quindi se sta tranquilla e non “disturba” si integrerà meglio nella società?
    Io credo che sia il contrario, bisogna che si senta libera e non costretta a rifugiarsi nel suo mondo per fare contenti gli altri.
    E’ la società che è sbagliata, perché pensare sempre che il diverso sia quello problematico, mentre quello tranquillo e magari “invisibile” sia meglio?
    Scusami per la polemica, ma oggi è una giornata difficile.

    Un abbraccio
    Ylenia

    • Daniela Scapoli says:

      Mi sa che le giornate difficili sono il tavolo a cui potremmo sederci per confrontarci tutte insieme 🙂

      Francesca esprime il suo punto di vista esattamente come fa ognuno di noi, perché se sei genitore/fratello/amico di un autistico sicuramente hai imparato quanto è vero che non esiste un autismo ma esistono gli autismi. Cosa hanno in comune queste cose? Che attorno a queste persone devono gravitare persone che sanno come comportarsi in casi diversi: non abbandonare un bambino “turbolento” (se ti limiti a sgridarlo o a considerarlo maleducato di fatto lo stai abbandonando), né quella bambina buona e brava, chiusa nel suo mondo.

      Un abbraccio anche a te 🙂

  4. Daniela Scapoli says:

    Ciao Francesca,

    La tua è una analisi corretta, la mia una iperbole evidente per dire che anche quando un bambino sembra tranquillo, posato e “bravo” non è detto che il suo compito sia finito lì: mia figlia ha alle spalle (e davanti a sé), una grande incapacità di interagire coi suoi pari e il rischio è riferito agli adulti che le stanno intorno se non la conoscono, cioè che la lascino lì buona nel suo isolamento senza stimolarla in alcun modo.

    Non è un’esperienza a me nuova, è anche il motivo per cui la porterò a un centro estivo a 10 km da casa anziché 200 metri, perché ci sono le educatrici di una cooperativa che hanno capito cosa serve a lei e non la lasciano vagabondare e sedersi sotto un albero per ore, da sola, a parlare con se stessa.

    Il punto del mio post è questo: se lei entra alle elementari senza la capacità di interagire un po’ migliorata sarà molto dura – ed è questo il senso del “rompi”, cioè fatti avanti, parla con qualcuno e non solo se c’è il sostegno ad agevolare la cosa – e senza dubbio questo è un requisito che al momento non ha e che ci ha motivati a chiedere l’anno di saldatura.

    Secondo, sulla capacità di apprendimento non sarei così sicura che ogni volta che c’è silenzio ci sia in moto qualcosa, e non è una considerazione dettata dal pessimismo. Purtroppo il cognitivo ha un grande peso specifico. Come sempre, ogni autismo è a sé.

    Il mio “rompi”, quindi, non aveva a che fare con quello a cui accenni tu: e lì ce ne sarebbe da dire sulla preparazione e capacità di ascolto delle figure di riferimento che dovrebbero capire che cosa agisce da rinforzo a un comportamento “sbagliato”, chiamiamolo così.

    Sull’accettazione in classe e le considerazioni degli altri genitori possiamo aprire ancora un altro capitolo, lunghissimo. Ma per ora mi premeva spiegare cosa intendevo con il mio post e scusarmi se l’uso di una iperbole non è stato affatto chiaro.

    A presto!

  5. francesca m says:

    Non ho detto che il diverso è problematico ed essere problematici non vuol dire “essere diversi”, ma che il problematico è problematico e non c’è nulla di buono nell’essere problematici. Le diversità di mio figlio sono affascinanti – e molti ne sono affascinati – ma i suoi dispetti inutili e il fatto che a volte – per fortuna più in passato – gli capiti di picchiare gli altri bimbi – anzi le bimbe – visto che mica lo fa con quelli che potrebbero restituirgliele – è un grosso problema per la sua integrazione. Mi dispiace se non sono polity correct ma un bimbo che picchia e che da fastidio non è il candidato ideale come amico e gli altri bimbi non lo vogliono vicino. E pure gli altri genitori non lo vogliono … Per me la violenza è inaccettabile e come mamma questa cosa mi provaca un’enorme sofferenza.
    Non credo che la bruna sia tranquilla perchè non è libera di essere se stessa (perchè sarebbe come dire che se fosse libera si metterebbe a fare dispetti o a picchiare gli altri), ma semplicemente perchè lei è tranquilla di natura e gli piace stare nel suo mondo (quest’ultima cosa non va bene per lei ovviamente, ma non c’entra nulla con l’essere o no problematici).
    E poi ripeto, perchè forse non è stato colto, essere problematici è sinonimo di non stare bene; essere tranquilli potrebbe anche essere frutto di non stare bene, ma non è detto che le cose stiano così.

  6. Hai fatto benissimo. Mio nipote con disturbi cognitivi ha fatto un anno in più di scuola materna ed è servito molto, perchè nell’arco di quell’anno, che per molti è perso, per lui è stato un anno di nuove conquiste

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