Ieri la Bruna ha iniziato il tempo pieno alla scuola materna. C’è voluto un po’, è stato utile aspettare e fare solo mezza giornata – ma ditemi un po’, e le mamme che lavorano tutto il giorno in ufficio e non hanno nonni disponibii come devono fare? – ma eccoci, Bruna e Bionda se ne vanno alle otto di mattino e ci rivediamo a pomeriggio inoltrato, un saluto veloce quando tornano e poi di nuovo lavoro.
Sensi di colpa? Io no, grazie. Anzi. Penso che il tempo in comunità faccia bene alle mie bimbe, le stimoli, ponga loro delle sfide che a casa tutto il tempo io non sarei in grado di offrire. Io poi non sono una mamma e una donna creativa, di quelle che hanno sempre mille idee per le testa, che amano manipolare, disegnare, inventare storie eccetera: ce la faccio un pochino, poi mi fermo. Lo faccio comunque perché poi mi diverto anche io, ma tutto il giorno mi diventa difficile. E sono convinta comunque di essere una brava mamma, di quelle normali che fa quel che può e che riesce, che si preoccupa spesso per le proprie bimbe ma non perché le lascia sole all’asilo per buona parte della giornata.
Insomma, amo il mio tempo da sola, in tranquillità, il tempo per lavorare, leggere qualcosa, parlare con mio marito di qualcosa che non siano le bimbe, vedere un po’ di tv. Perché il resto della giornata non è mio, è il mio tempo con loro, e la notte non è mia, è una quasi veglia costante per accudire la Bionda che mi vuole tenere stretta e vuole tanto latte – sì, ok, sarà anche perché vuole recuperare il tempo del nido, ma sarà anche perché lei è fatta così – e per tenere la mano alla Bruna quelle notti che si sveglia e vuole me lì, accanto al suo letto.
Insomma, un po’ a me e un po’ a loro, e va proprio bene così.