Dovrebbe essere rossa di capelli, avere due simpatiche cornine e sputare fuoco dalle narici, perché così com’è fuori – bionda bionda, occhi azzurri, sorriso acchiappacuori – al momento non corrisponde affatto a com’è dentro.
Insomma, siamo in pieni terrible twos. La mia pupetta tenera tenera al momento è un’orchessa che pretende di dettare legge su più o meno qualsiasi cosa, dal colore delle calze a come tiene la canottiera, cioè mezza dentro e mezza fuori dai pantaloni, senza eccezioni: e il latte, mica lo vuoi bere seduta a tavola, no? No, appunto, si beve sdraiate sul divano (non dalla tazza eh, la 27mesenne il latte mattutino se lo ciuccia ancora dal biberon: dài, fatemi il pippone “stai sbagliando e lo sai” nei commenti, non c’è problema): oramai le giornate passano al suono del roboante «Prima io!» che la Bionda emette ogni volta che qualcuno tenta di evitarle la fatica di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Credo di averglielo sentito dire anche nel sonno, mentre sicuramente anche lì era impegnata a litigare con qualcuno.
Io e David ci guardiamo spesso sconsolati e perplessi ma su una cosa nessuno ci divide: se trattasi di cazzate, si può anche lasciar fare per amor di pace, ma se trattasi di cose serie – che noi giudichiamo serie – la Bionda può fare quello che vuole ma non l’avrà vinta. Sicuramente se ne sarà accorto chi faceva la spesa all’Esselunga delle nostre parti qualche sera fa e ha visto una bambina senza scarpe che piangeva, urlava e si dibatteva in braccio a sua mamma perché la mamma non le consentiva di camminare a piedi nudi nel supermercato. Ecco, eravamo noi.
Non lo so se passa, ditemi almeno che verso i tre si darà una calmata.