Faccio il verso a una rubrica famosa di Luca Sofri (“Notizie che non lo erano”), perché in casa nostra funziona un po’ così, ovvero che la Bruna ti rivela qualcosa di inaspettato e poi il passo successivo è capire se quanto raccontato sia vero o inventato – non una brutta cosa in entrambi i casi – o ricavato da chissà quale storia o dialogo ascoltato chissà dove.
Mi spiego meglio: se la Bruna ci racconta qualcosa che è successo nella sua vita è fantastico – non lo fa mai se non su richiesta – se inventa qualcosa è abbastanza fantastico – ehi, usa la fantasia! – se riporta qualcosa di ascoltato come se fosse stato vissuto da lei invece boh, forse possiamo dire che rimane comunque il valore del racconto.
E insomma, ieri del tutto inaspettatamente la Bruna ci ha detto che G, la sua insegnante di sostegno, l’ha sgridata. Le ho chiesto cosa G le avesse detto, mi ha risposto “Mi ha detto: vai in classe!”, confessione resa con un sentore di magone nell’aria.
La cosa è fantastica non solo perché ci è stata raccontata spontaneamente ma anche perché:
- la sgridata ha turbato così tanto la Bruna che lei ha sentito l’esigenza di raccontarcelo;
- finalmente la Bruna percepisce il valore di una sgridata, cosa che di solito, se non proviene da me o David, cade un po’ nel vuoto.
Quindi stamattina io e l’altra maestra F., a cui ho raccontato la confessione, abbiamo dato vita a un quadretto insolito in cui entrambe festeggiavamo una sgridata. Nel mondo in cui vive uno Spettro Autistico succede anche questo.