Uno dei grandi problemi della Bruna è che non è una bambina problematica. Sembra una sciocchezza e un’assurdità, non lo è, soprattutto in confronto a persone che hanno comportamenti problema di una certa entità.
Certo, è infastidita e lo dimostra molto bene dai rumori forti, una festa di compleanno in classe è ancora un momento di potenziale pericolo – niente, queste candeline accese e la canzone di rito non le vanno giù – ma nella vita di tutti i giorni è un po’ quel genere di bambina che “dove la metti sta”.
All’inizio non era proprio così, poi con le sue donne fantastiche ci ha lavorato ma rimangono ombre che sono la ragione per cui la Bruna si fermerà un anno in più all’asilo: perché lei guarda fuori dalla finestra e non sai cosa stia pensando, ti guarda in silenzio e ti ascolta ma non sai se stia davvero ascoltando e capendo. Il rischio è che alle elementari si sieda buona al suo banco e si alzi qualche ora dopo senza essersi fatta notare, un piccolo fantasma dall’aria vagamente mediorientale, una bambina bella e brava che non rompe e, non rompendo, non impara niente.
La sto facendo brutta ma prevedere lo scenario peggiore, per noi che lavoriamo con lei, è il modo di organizzarci per costruire una strategia che punti al sodo. E il sodo in questo caso è farla diventare un po’ una rompicoglioni.
Ecco perché abbiamo scelto e chiesto un anno aggiuntivo: con un linguaggio che sta finalmente esprimendo una complessità prima assente, una nuova attenzione al mondo e alle persone che la circondano meritano altri 12 mesi di lavoro intenso a scuola e a casa perché le elementari facciano meno paura anche a noi genitori: ammetto che il pensiero di lasciarla in un ambiente nuovo al momento per me non è digeribile.