Vita quotidiana

Pubblicità odiose – Il salame cacciatore

 

La bimba dello spot del salame Cacciatore mentre si prodiga per averne una fetta.

La bimba dello spot del salame Cacciatore mentre si prodiga per averne una fetta.

Il protagonista della pubblicità odiosa del mese (lo so, è vecchia, ma io l’ho vista solo qualche giorno fa), ha due fette di salame, una per sé e una per l’amica venuta a trovarlo.
Lui è scafatissimo: porge la fettina di salame all’amichetta ma poi la tira via, e lei con gesto malizioso – si porta una ciocca di capelli dietro un orecchio – lo guarda con quello sguardo un po’ seduttore che dice dai, dammelo. Lui non resiste e porge la fetta di salame.
Chiosa che inquadra bene come stiamo messi: “L’uomo è cacciatore”.
Farebbe piangere già di per sé, ma fa anche peggio perché i protagonisti sono due bambini di circa cinque o sei anni.
Serve che aggiunga altro? No.
Però lo aggiungo lo stesso, perché questo si somma alle cucinette rosa, ai vestiti di carnevale sempre e solo da principessa in attesa di colui che la farà felice, ai giochi simbolici che sono anche belli e importanti sì, ma che palle tutto il giorno a giocare a pulire il pavimento con il minifolletto e a dargli di ferrino da stirino sui vestitini delle bamboline.
Io non voglio che le mie figlie crescano (solo) così e non voglio vedere queste pubblicità in tv: cribbio, se proprio stereotipo di genere deve essere, almeno che sia sottile e non così sfacciato. Anzi, no, facciamo proprio niente di tutto ciò.
Concludo con una delle favole in un tweet inventate dalla mia amica Arianna come incoraggiamento a tutti i pubblicitari a fare di meglio di quella roba lì:

 

Cenerentola, stanca di fare le pulizie, sposato il Principe, aprì la società di pulizie “Bidibibodibù” e visse davvero felice

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il papà

La festa del papà

Mi piace poco scherzare sull’inettitudine degli uomini in certe mansioni che si dipingono come prettamente femminili perché, facendolo troppo, si reitera l’immagine dell’uomo capofamiglia che torna a casa dal lavoro, dà un buffetto sulla guancia ai figli e poi si svacca sul divano in attesa che magari uno dei pargoli – in assenza di cane – gli porga anche le ciabatte.

Festa del papà - David il suo primo giorno da padre (della Bruna)

Festa del papà – David il suo primo giorno da padre (della Bruna)

Oggi gli uomini si danno da fare. Non è raro incontrare ragazzi più o meno giovani alle prese con marmocchi o bambini più grandi e che non hanno l’aria smarrita e inebetita che spesso siamo proprio noi donne ad attribuire loro (nonché qualche subdola pubblicità). Ci sono addirittura uomini che al pensiero di diventare padri non desiderano subito tornare adolescenti e fuggire con gli amici alla ricerca di una libertà che poi non avevano nemmeno quando giovani lo erano davvero.

In casa siamo pari. Be’, da noi è escluso solo il cambio pannolino se la Bionda ha fatto cose grosse, ma l’attribuirei più a una generale schizzinosità di suo padre che ad altro (Baricco l’ha raccontato benissimo, ma rifiuto l’ipotesi che mio marito sia un padre di destra). Per il resto, David è spesso più bravo di me: a capire cosa vuole sua figlia – nel senso di decifrare le parole della Bruna – a intrattenere le sue bambine, a portare il sereno quando io sono già diventata una draghessa che sputa fuoco dalle narici all’ennesimo capriccio di una delle due o delle due insieme. E potrei continuare: spesso tra noi due scherziamo e io dico che se mai trovassi un lavoro molto ben remunerato lui potrebbe anche fare il papà a tempo pieno. Lui dice che lo farebbe volentieri e non ho nessun dubbio che la sua virilità o percezione di sé nel mondo subirebbero un tracollo.

Quando nasce un bambino nella coppia le cose cambiano, e molto. Vero. Amavo mio marito prima di diventare madre, lo amo molto di più ora che è anche padre. Non finirà mai di commuovermi lo sguardo che dedica alle sue figlie, né la capacità di fare da sé insieme a loro: a una mamma fa bene anche sentirsi un po’ meno onnipotente capendo che può e deve fidarsi e che una delle vere tombe dell’amore sta nella frase “lascia fare a me che tu non sei capace”.

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La Bionda

Dall’asilo nido al nido in famiglia

La Bionda è a casa con la nonna. Per motivi immaginabili con facilità – gira tutto intorno ai soldi – abbiamo deciso che il nido che frequentava non era più l’ideale per noi e l’abbiamo ritirata, così ora è in stand by in attesa di nuova sistemazione.

La Bionda all'asilo nido comunale di Martinengo

La Bionda all’asilo nido comunale di Martinengo

Cambiare nido sarà un bene per la bambina? Me lo sono chiesta, vediamo, circa ottomila volte al giorno prima di scegliere di dire basta al vecchio nido, dove la Bionda andava volentieri, chiedendomi se questo gioco sulla sua pelle le avrebbe creato dei problemi, e se non era il caso di fare uno sforzo per tenercela fino all’estate per poi cambiare. Ma questa estate la Bionda compie due anni, e forse il distacco sarebbe stato più duro.

E così abbiamo scelto il nido in famiglia. La mia idea di comunità deriva dalla prima esperienza di nido della Bruna e della Bionda, una splendida realtà – ne ho parlato qui – in cui le educatrici gestivano senza fare una piega circa sessanta bambini il cui tasso di divertimento, benessere e opportunità di crescere con tanti stimoli era sotto gli occhi di tutti. Invece ora la Bionda sarà una di pochi bimbi, due dei quali più o meno suoi coetanei. L’educatrice mi piace e ha idee che condivido, ma comunque mi chiedo se sarà abbastanza per una bimba esuberante e curiosa come è lei. D’altro canto, una bimba esuberante come lei forse ha proprio bisogno di un ambiente più tranquillo e raccolto per crescere al meglio.

E scatta un pensiero alla sezione primavera della scuola materna. La mia fiera opposizione a questa scelta sta vacillando, sempre per il soliti motivi economici: l’idea è di informarsi – al comune, dai genitori, dal panettiere pettegolo – su come funzioni (sempre che esista o che si faccia) la sezione primavera qui alla materna che frequenta la Bruna, e poi decidere. I pro: la Bionda è molto sveglia e il prossimo gennaio, quando avrà due anni e mezzo, potrà forse essere spannolinata, loquace e indipendente abbastanza da essere in grado di affrontare una sezione primavera. I contro: un altro cambio in corsa dopo aver iniziato l’anno al nido. Le stiamo chiedendo troppo?

Tu che passi di qua, hai fatto una di queste scelte? Mi rincuori? Se hai voglia di lasciarmi il tuo pensiero, testimonianza o altro questa mamma un po’ preoccupata te ne sarà grata.

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