Grandi tappe, La Bruna

5 anni oggi

Il 28 gennaio scrivevo “tutte quelle cose che la Bruna non sa fare – saltare a piedi pari da un gradino, fare una capriola, infilarsi una scarpa”, come a volte accade in preda allo sgomento di non sapere che cosa sarà il futuro per lei, per noi.

Oggi però la Bruna gggi compie cinque anni e quindi oggi solo cose belle: di quella lista lì ha spuntato tutte le voci e confermato la capacità di sorprenderci e di arrivare dove noi spesso non pensiamo arriverà, almeno non tanto presto.

Oggi all’asilo ci sarà la festa di compleanno più silenziosa dell’anno, perché come sempre hai specificato che non c’è niente che ti dia più fastidio di “tanti auguri a te” e delle candeline. Poco male, vi divertirete lo stesso, in fondo la festa è tua e comandi tu. Questa sera ci sarà un’altra torta e tanti libri da leggere, la cosa che da sempre ti piace di più fare (dopo guardare i cartoni animati).

Per questo compleanno, per dove sei adesso dobbiamo dire grazie alle tue maestre e alle tue terapiste che con pazienza e dedizione ti hanno portata dove stai ora, credendo in te senza mai avere un cedimento. Buon compleanno e continua così, non ti fermare mai.

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Grandi tappe, La Bruna

Il potere di un complimento

Fare terapia è divertente, e poi alcune terapie sono proprio uno spasso.

Fare terapia è divertente, e poi alcune terapie sono proprio uno spasso.

C’è una parola che fa miracoli con mia figlia ed è: bravissima. È una ricompensa e uno stimolo legato a una mamma e a un papà (o una nonna, o una terapista, o una brava insegnante di sostegno o una maestra), che riconoscono i tuoi traguardi e l’importanza che hanno per te. E in fondo non è una cosa che funziona anche con noi adulti?

Alla Bruna non servono promesse di premi e rinforzi particolari per motivarla a fare qualcosa, quasi sempre le basta un “sei stata bravissima”. Oppure le si propone un patto: tu assaggi il purè – una roba che le fa proprio schifo – e se non ti piace hai diritto di non mangiarlo mai più, ma non dire no a priori.
Lei ascolta, lei sa, lei capisce, tre affermazioni che con un autistico acquisiscono un rilievo tutto particolare.

Insomma, niente premi ma lodi sì, e poi certo bisognerà arrivare a quel punto in cui le cose verranno fatte anche senza rinforzo ma per ora va benissimo così. Anche perché per il momento sia io sia David ci godiamo il momento in cui la Bruna ci salta in braccio sorridente e soddisfatta e consapevole di avercela fatta.

A meno di un mese dai cinque anni ora possiamo annoverare tra le conquiste consolidate l’indipendenza quasi totale nella gestione dei suoi bisogni personali (in parole povere, è indipendente quando va in bagno in entrambi i casi), nell’indossare le scarpe (con il velcro), in qualche caso nel vestirsi. Abbiamo portato a casa anche il lavaggio dei denti e un paio di giorni fa la Bruna ha deciso che con una spugna poteva anche lavarsi la faccia da sola: risultato dubbio ma lode per l’impegno.

Come sempre, il merito va diviso con chi l’ha aiutata ad arrivarci e mai saranno sprecate le parole di apprezzamento per chi la sta aiutando a progredire passo dopo passo, a parlare meglio sfiorando quasi una conversazione, a muoversi nel mondo con meno goffaggine, a interagire con il prossimo senza bloccarsi senza rimedio: e tutto questo, o almeno un buon 80 per cento, con quello che ci passa il servizio pubblico.

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lavori da mamma

Domande da non fare a una mamma di bimbo autistico (o, quanto meno, a me)

Domande e cose che preferirei non sentirmi dire quando spiego che la Bruna è nello spettro autistico ce ne sono, purtroppo. Io non sono arrabbiata con il mondo: capisco molto bene quella sensazione di imbarazzo che fa nascere parole sempre inadeguate per questo tipo di rivelazioni ma, siccome credo che prevenire sia meglio di curare, ecco una piccola guida per affrontare con disinvoltura minima una conversazione con me e probabilmente con qualche altra madre di bimbo autistico.

Io e la Bruna

Io e la Bruna

1 – Sono stati i vaccini?
Io non ci credo e non mi dilungo oltre, siccome la cosa è strettamente personale – al di là delle evidenze scientifiche ognuno sceglie in cosa credere e in cosa non credere – con me è meglio evitare di addentrarsi nella discussione (perché non c’è nulla di cui discutere).

2 – I bambini speciali sono dati a genitori speciali.
E tutta la parafrasi del genere, da “Dio vi ha scelti per una ragione” al pessimo “meno male – nel male – che è capitato a voi”. Grazie della stima ma no grazie: non sortisce effetto consolatorio ma ti fa sentire uno sfigato anche peggio di quello che sei, e non è un bel sentire. Oltretutto noi non ci sentiamo particolarmente dotati di armi intellettuali o economiche o di altro tipo che ci rendano più adatti a gestire questa cosa. Siamo una famiglia normale che avrebbe desiderato una vita più semplice per noi stessi e per le nostre figlie.

3 – Non sembra proprio.
E lo so, e in fondo è quella che mi dà meno fastidio. Solo che, come sopra, ti fa sentire peggio. Meglio invece se accompagnata da “ma come ve ne siete accorti?” o richieste di piccoli chiarimenti su cosa sia l’autismo, che ha uno spettro che va da Rain Man a funzionamenti molto bassi. Ricordare sempre: ogni bambino autistico è a sé.

4 – Guarirà?
Sì e no (nel senso che si può chiedere ma anche no): nessuno pretende che il mondo sappia cosa sia l’autismo ma comunque no, non si guarisce, il cervello sarà sempre quello e la visione del mondo sempre speciale.

Ma insomma, non mi si può dire niente? Lo ribadisco, può capitare, e in realtà sono più le volte in cui ci vengono dimostrare comprensione e attenzione rispetto a quelle in cui appaiono queste domande. E poi io non mordo, al limite alzo scortesemente gli occhi al cielo.

È facile capire come sia più rincuorante sentirsi chiedere “E tu come stai? Te la cavi? Come l’hai presa?” rispetto a “Sei stata scelta come mamma della Bruna perché sei speciale”. È uguale a tutte quelle volte in cui, quando sei neomamma, tutti ti danno consigli che non vuoi perché vuoi fare di testa tua, uguale alla sensazione di sentirsi dire “mettilo giù che si vizia” quando l’unica cosa che vuoi è tenere sempre in braccio il fagottino che ti è appena uscito dal corpo. Ecco, esattamente così.

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