Non so se tutte le visite medico legali siano così, ma questo post è per chi non ci è ancora passato e si stia chiedendo cosa lo aspetti. In breve: una visita, chiamiamola così, di circa dieci minuti molto scarsi davanti a un plotone di sei o sette medici o appartenenti ad altre categorie professionali afferenti al settore medico (sicuramente c’era l’assistente sociale).
La legge 104 darà qualche agevolazione alla Bruna e a noi e dunque era importante che la Bruna rientrasse nei parametri per l’assegnazione dell’invalidità, ma certo mi aspettavo che tutto il processo fosse un filo più macchinoso.
La lettera dell’INPS
I dubbi sono iniziati quando è arrivata la convocazione dell’INPS e nella lettera era ben specificato che la commissione voleva gli originali di tutte le relazioni che attestano il problema della Bruna, più una copia. Cosa che io e David – due cittadini che quando arriva una busta da mittente INPS si fanno piccoli piccoli e diligentissimi – abbiamo fatto se pur con qualche dubbio: se dobbiamo consegnare gli originali, ci dicevamo, a noi cosa rimarrà in mano per dimostrare cosa ha la Bruna?
E il CAF che dice?
Così, prima di andare alla visita ho fatto un salto al CAF per sentire che ne pensavano e ho trovato una signora gentile ma evidentemente rotta a ogni possibile esperienza con l’istituto di previdenza, la quale mi ha abbaiato che “mai e poi mai e poi mai bisogna dare gli originali a quelli là”. Bau. Mancava poco che mi mordesse per interposta persona.
I risultati della visita
Alla fine, tanto rumore per nulla: alla visita vogliono un documento d’identità del minore e una copia della relazione più importante che descrive che cosa c’è in ballo. Poi un tentativo di far parlare la Bruna, che ovviamente non ha detto nulla se non il nome di sua sorella (a bassa voce, molto bassa). Un modulo da compilare per dichiarare quali terapie sta facendo e via, grazie e arrivederci. Dunque, voi in attesa di visita, prendete le lettere INPS seriamente ma con un approccio più laico del nostro.
Più sul personale: fa un po’ impressione vedere scritto nero su bianco che tua figlia ha un handicap, ma allo stesso tempo dà un senso di completezza, non saprei come altro descriverlo. Non fosse altro per la possibilità, che so, di andare in piscina e spiegare che vorrei farle fare un corso ma che le prime volte ci dovrei essere anche io (o suo papà), per vedere come reagisce: perché, che ci crediate o no, è difficile portare in giro questa bimba che sembra non avere niente e invece all’improvviso ha tutto. Dunque, benvenuta 104.