Mi piace poco scherzare sull’inettitudine degli uomini in certe mansioni che si dipingono come prettamente femminili perché, facendolo troppo, si reitera l’immagine dell’uomo capofamiglia che torna a casa dal lavoro, dà un buffetto sulla guancia ai figli e poi si svacca sul divano in attesa che magari uno dei pargoli – in assenza di cane – gli porga anche le ciabatte.
Oggi gli uomini si danno da fare. Non è raro incontrare ragazzi più o meno giovani alle prese con marmocchi o bambini più grandi e che non hanno l’aria smarrita e inebetita che spesso siamo proprio noi donne ad attribuire loro (nonché qualche subdola pubblicità). Ci sono addirittura uomini che al pensiero di diventare padri non desiderano subito tornare adolescenti e fuggire con gli amici alla ricerca di una libertà che poi non avevano nemmeno quando giovani lo erano davvero.
In casa siamo pari. Be’, da noi è escluso solo il cambio pannolino se la Bionda ha fatto cose grosse, ma l’attribuirei più a una generale schizzinosità di suo padre che ad altro (Baricco l’ha raccontato benissimo, ma rifiuto l’ipotesi che mio marito sia un padre di destra). Per il resto, David è spesso più bravo di me: a capire cosa vuole sua figlia – nel senso di decifrare le parole della Bruna – a intrattenere le sue bambine, a portare il sereno quando io sono già diventata una draghessa che sputa fuoco dalle narici all’ennesimo capriccio di una delle due o delle due insieme. E potrei continuare: spesso tra noi due scherziamo e io dico che se mai trovassi un lavoro molto ben remunerato lui potrebbe anche fare il papà a tempo pieno. Lui dice che lo farebbe volentieri e non ho nessun dubbio che la sua virilità o percezione di sé nel mondo subirebbero un tracollo.
Quando nasce un bambino nella coppia le cose cambiano, e molto. Vero. Amavo mio marito prima di diventare madre, lo amo molto di più ora che è anche padre. Non finirà mai di commuovermi lo sguardo che dedica alle sue figlie, né la capacità di fare da sé insieme a loro: a una mamma fa bene anche sentirsi un po’ meno onnipotente capendo che può e deve fidarsi e che una delle vere tombe dell’amore sta nella frase “lascia fare a me che tu non sei capace”.
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