lavori da mamma, Vita quotidiana

Chi ha paura dei social network

La mia identità è formata ormai in buona parte anche dalla mia identità digitale: le due cose non sono scisse, sono entrambe me così come molte altre parti di me. Detto semplice: il mio lavoro è scrivere, prima su siti web – lo faccio ancora, in parte – poi sui social network per aiutare chi ci vuole stare e non sa come fare.

Devo dirlo, è più di un lavoro, si chiama Social Media Management ed è la mia passione: è la realizzazione del sogno vago che avevo quando facevo l’università e da futura laureata in Lettere Moderne (con nessuna velleità di insegnare), mi chiedevo cosa sarebbe stato il mio futuro e c’era quella cosa lì – Internet – che mi piaceva assai e mi diceva che forse quella era una nuova strada.

Dunque, sono appassionata di social network e mi ci pago il pane e companatico, sono una mamma di una bambina disabile e di una bambina neurotipica che prima o poi saranno adolescenti e si troveranno nel mondo con gli ormoni impazziti e probabilmente penseranno a me e al loro padre come agli ultimi punti di riferimento possibili, quanto meno nel caso di confessioni e racconti di vita quotidiana.

Dunque è  ovvio che quando mi alzo una mattina e la prima cosa che leggo online è la notizia del suicidio di una ragazzina di 14 anni, morta perché presa in giro a morte (su Facebook), mi si rizzano capelli e peli e mi viene voglia di dire qualcosa in proposito,  ovvero sull’essere adolescenti e sui social network. L’ho fatto di getto su Facebook e lo ricopio per filo e per segno qui:

Stamattina è uscita la notizia di una ragazzina che si è buttata dal balcone perché presa in giro dai suoi compagni, pare su Facebook.

 

Ora, è facile dare la colpa ai social – che sicuramente amplificano la portata della presa in giro – ma prima di cominciare a dibatterne furiosamente e inutilmente come sempre, vi invito a ricordare come eravate a 14 e 15 anni e via dicendo.

 

Se eravate come me, ovvero sfigatine, ricorderete bene che allora non era meglio di oggi: ricordo prese in giro per tagli di capelli e vestiti, troppo magra quella, troppo grassa tu. Ricordo una mia compagna che viene accompagnata gentilmente a casa da mio papà e si vergogna di essere portata sulla macchina di un operaio, e la malelingua di un’altra che evidentemente non sopportava la mia destrezza con la lingua inglese e sosteneva che io a casa studiassi a più non posso per dimostrare chissà che cosa a chissà chi. Cattiverie cristalline, perfette.

 

Se eravate dalla parte delle vincenti, dei vincenti, anche voi comunque ricorderete le cattiverie che avete speso sui compagni meno fortunati di voi.

 

Sapete perché mi ricordo queste cose a distanza di quasi trent’anni? Perché facevano male. Non credo che il livello di cattiveria degli adolescenti sia cambiato, credo che essere adolescenti – magari con qualche problema in più degli altri – sia difficile oggi come allora.

 

Non so come sarebbe stato se allora mi avessero preso in giro per le stesse cose su Facebook, non lo so. Ma siccome non lo so voglio tenere un atteggiamento prudente nei confronti della tecnologia che oggi è parte della nostra vita – è la nostra vita.

 

Se leggete i giornali, ricordatevi di fare la tara a quella retorica ormai consolidata sul male che si annida nei social network.

 

Se siete genitori e non conoscete i social network, trovate il modo di conoscerli davvero, non solo per condividere foto di gattini e citazioni di libri bellissimi. Ma fatelo adesso, i modi e le persone che possono spiegarvi come sono e togliervi un po’ di ansia e di paura e di orrore e catapultarvi nel 2014 ci sono.

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