Premessa: questo post l’avevo scritto più o meno una settimana fa, poi non ho avuto tempo di pubblicarlo. Lo faccio oggi, dal balcone della mia nuova casa piemontese. Siamo arrivati, alla fine.
Sabato 4 agosto si trasloca. Chiudiamo casa dopo otto anni e ce ne andiamo, lasciandoci dietro buona parte dei mobili per la coppia che verrà in affitto. Non mi dispiace molto andarmene, non ho mai considerato definitiva questa casa ma le sono affezionata, per i soliti motivi di tutti: l’aver vissuto gioie e dolori, averla personalizzata, migliorata, un po’ scassata, averci fatto dei figli e aver tirato tardissimo con i migliori amici, e molto altro.
Tutto bene quindi, tranne l’insulsa preoccupazione che ho per alcuni dettagli un po’ così, in particolare:
– “Veniamo a prendere le misure per arredare la sala”. La sala? Quale sala? Ma che parola è? Non lo so, ma nella mia mente vedo questo: un megaschermo, qualche mensola piena di foto di coppia al mare a Sharm, a sciare, i divani buoni, ninnoli d’argento. E niente libri. Mi viene una fitta alla bocca dello stomaco.
– Il frigorifero: lo sapranno usare? Sapranno settare il display con i gradi giusti?
– I rubinetti del bagno. Non vivrò più se dimenticherò di lasciargli scritto che devono svitarli, ogni tanto, e fare uscire le pietruzze sennò il calcare se li porta via. Ho gli incubi in cui tutta la rubinetteria (io amo e proteggo i miei preziosi Ideal Standard), salta per aria, la casa si allaga e viene giù tutto il condominio.
– (questo è il mio diavoletto ossessivo-compulsivo che parla)Si preoccuperanno mai di asciugare il vetro della doccia con uno straccetto di microfibra ogni volta che faranno la doccia? Tutti gli esseri umani dovrebbero farlo, perché le macchie di calcare sul vetro non si possono vedere.
E infine, il pensiero miserabile che si fa strada sempre più insistente nella mia mente: portarmi a casa la cornetta della doccia, pagata con un rene sano, unico elemento di pregio del bagno, e rifilargli una simpatica cornettina tutta colorata di Leroy Merlin. Be’, niente, non l’ho fatto.
Meno male che è quasi ora di andare via, almeno tornerò a pensare a cose normali, per esempio a cosa mangiare a pranzo e a cena e dove portare le Pupe a svagarsi nei giorni più caldi di agosto.